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Perché serve fare manutenzione agli impianti di sicurezza

Serve fare manutenzione agli impianti di sicurezza?
E’ una domanda che si pongono in molti, soprattutto in un mondo dove si cerca sempre di risparmiare per far rientrare i conti finanziari della ditta o della famiglia.
Perché semestralmente devo far controllare gli impianti che stanno funzionando perfettamente, senza anomalie?
Per gli impianti rivelazione incendi è diventata obbligatoria secondo le norme UNI11224, come controllo e mantenimento di un sistema che garantisce sicurezza per l’uomo.
Per gli impianti antintrusione è consigliato.
I motivi sono molti ma si possono riassumere con il lento leggero inevitabile invecchiamento delle cose.
Purtroppo molti componenti sono soggetti a una lenta usura che finisce in un malfunzionamento, quanto meno te lo aspetti.
Non tutti i dispositivi hanno un test all’interno che garantisce il giusto funzionamento o lo stato di avaria. Per questo va eseguito un completo test di funzionamento

BATTERIE

Gli impianti di sicurezza hanno molte batterie, soprattutto quelli wireless.
Col tempo le batterie si degradano, posso perdere acido molto corrosivo e, anche se raramente; surriscaldarsi e prendere fuoco.
Per essere sicuri e non aver problemi, un controllo semestrale di efficienza non sarebbe male come il fatto che bisognerebbe cambiarle al massimo ogni 4 anni.
Esistono degli strumenti di controllo delle batterie che misurano la caduta di tensione alla richiesta di un carico di corrente: certe centrali avanzate lo posseggono già all’interno:

SENSORI

I sensori possono diminuire o aumentare di sensibilità. O variare la copertura di protezione. Più soggetti a queste alterazioni sono i sensori posizionati all’esterno, soggetti alle perturbazioni esterne, al forte soleggiamento e alle insidie degli insetti
Nei volumetrici, le lenti fresnel temono la lunga esposizione al sole.
La lente cristallizza fino a crepare o, ancora peggio, si opacizza fino a diventare un ostacolo al passaggio dell’infrarosso.
Le lenti vanno controllate e sostituite.
Anche la pioggia battente può provocare danni, per poi non citare la grandine.

PARTI SOGGETTE AD USURA


Oltre alle batterie, esistono altri componenti soggetti ad usura. Nei sistemi a campionamento aria (ASD), i filtri vanno regolarmente sostituiti e i tubi regolarmente puliti.
Aspirare aria per anni e anni, in continuazione, vuol dire aspirare polvere e polvere, anche nei posti più puliti. Ecco come si riduce un motore aspirante senza una regolare manutenzione.

AGGIORNAMENTO DEI FIRMWARE

Raramente viene consigliata o effettuata dal tecnico manutentore, ma avere sempre un sistema aggiornato all’ultimo versione di firmware evita molti problemi.

Di solito, gli aggiornamenti correggono:
Piccoli o grandi difetti riscontrati nel tempo
Miglioramento sulla protezione degli Hacker
Ampliamento delle capacità di funzionamento del dispositivo

OPERAZIONI CHE DOVETE RICHIEDERE NELLA VISITA DI MANUTENZIONE
Piccolo elenco delle cose da richiedere durante una visita di manutenzione:
Controllo di tutte le batterie
Controllo del funzionamento di tutti i sensori
Controllo della messa a fuoco delle telecamere, soprattutto nelle immagini notturne
Controllo della trasmissione degli allarmi
Controllo delle videoregistrazioni
Controllo della taratura delle barriere lineari
Controllo della taratura delle barriere da esterno
Verifica di infiltrazioni d’acqua
Taratura flusso ASD
Pulizia tubazioni deli ASD
Controllo backup dei programmi installati sopra ai sistemi
Controllo della documentazione a corredo impianto
Aggiornamento firmware centrali (soprattutto se toglie i bug rilevati)
Per gli apparati in rete, controllo dei firewall per evitare attacchi dall’esterno

Fra l’altro molte di queste cose sono anche citate dagli Allegati A e B:
Questi allegati alle norma UNI11224 sono il resoconto dei test obbligatori da eseguire per effettuare una visita di manutenzione corretta secondo le normative.
L’importanza della redazione di questo modulo e la conservazione può essere, purtroppo, molti importanti in caso di incidenti e incendi.
Una delle cose richieste in tribunale è la dimostrazione

Kit antintrusione fai da te: vale la pena??

Kit antintrusione fai da te: vale la pena??

Dilagano sempre di più le occasioni fantastiche per i kit antintrusione a costi bassissimi, rispetto ai preventivi fatti dalle ditte installatrici.
La tentazione viene a tutti, ma vediamo cosa devi essere in grado di affrontare.

1) Avere un minimo di conoscenza sull’antintrusione

Un kit è formato più o meno del materiale della foto sopra. Anche se le istruzioni sono ben fatte, devi essere in grado di decidere e valutare dove i singoli sensori vanno montati. Dove conviene mettere un sensore filare e uno wireless

2) Avere un minimo di conoscenza sul bricolage

I vari componenti vanno installati. Fissare la centrale al muro. Fissare i contatti magnetici alle finestre. Come te la cavi con trapano, viti e bulloni?

3) Avere un minimo di conoscenza sull’elettricità

La centrale va alimentata a 220v. Sei in grado di lavorare sugli impianti elettrici?(tralasciando i problemi del rilascio delle certificazioni obbligatorie). Se c’è da “tirare” qualche cavo, sei capace di farlo?
Devi collegare dei fili. Se ti si presenta uno schema di questo genere, riesci a capirci qualcosa? Riesci tu ad effettuare i collegamenti?

4) Avere un minimo di conoscenza sulla programmazione

Anche se un minimo perchè questi dispositivi escono già programmati o con il minimo da fare per metterli in funzione, devi avere un po’ di praticità di programmazione. Avere la pazienza di interpretare il manuale di programmazione (sperando che sia semplice e in italiano ben tradotto), di provare i vari passi di programmazione e verificare se funzionano secondo le tue aspettative, Sei in grado di farlo?

5)Avere un minimo di conoscenza di informatica.

I moderni sistemi antintrusione offrono enormi possibilità (ricezione allarmi da smartphone, inserimento e controllo via web, ecc), ma necessità collegarli in rete e talvolta ad un cloud. Ne sei in grado?

6)Avere un minimo di pazienza

Ci si augura che l’impianto possa subito funzionare bene, ma talvolta subentrono dei problemi. Hai la pazienza di cercare il difetto, di provare varie soluzioni con lo scopo di evitare falsi allarmi ingiustificati?

Se hai risposto si a tutte queste domande, puoi tentare questa avventura che sicuramente ti farà risparmiare soldi e di impegnerà parecchie ore di lavoro. Se, invece, pensi di non essere in grado e di affidare il compito ad altri, controlla se anche loro rispondono di si a queste domande, chiediti se sono sempre reperibili quando l’impianto potrà avere dei problemi, altrimenti rivolgiti a ditte serie che fanno questo lavoro con alta professionalità.

Antintrusione: attenti ai codici di accesso

In questo articolo, vorrei fare alcune riflessione sui codici di accesso alle centrali antifurto.
Per chi è del mestiere, possono risultare ovvie ma, ancora oggi, capitano.
I codici di accesso sono dei punti vitali del tuo sistema di allarme, soprattutto se la tastiera di comando è in bella vista e se viene utilizzata come unico modo per inserire e disinserire il sistema. Perciò consiglio di utilizzare questi accorgimenti:

1) Non segnare il codice di allarme sulla tastiera

, anche se nascosto da sportellini. E neppure sotto la tastiera. I ladri non sono degli stupidi

2) Non utilizzate codici facili.

1234 oppure 111111, sono i codici spesso utilizzati perchè facilmente memorizzabili ma anche facilmente intuibili. Consiglio date di nascita di parenti, importanti anniversari (un buon metodo per i mariti per ricordarsi l’anniversario di matrimonio)

3) Cambiate i codici frequentemente e utilizzate codici diversi

. Purtroppo usando sempre lo stesso codice, i tasti della tastiera si consumano di più rispetto agli altri. Un cambio ogni sei mesi, un anno (o durante il controllo di manutenzione del tecnico, così se si ha paura di commettere degli errori), non sarebbe sbagliato. Ho visto tastiere con solo 2 numeri consumati…… molto facile il codice da indovinare

4) Verificate che sia stati cambiati i codici di default.

Tutte le centrali escono con dei codici di fabbrica. Questi sono comuni a tutti, scritti nei manuali tecnici e, soprattutto, rintracciabili in rete. Solo guardando internet, guardate cosa ho rintracciato. Perciò verificate se i vostri codici non siano uguali a quelli di default. Verificate che l’installatore abbia modificato il codice di programmazione (quello che ti permette di programmare la centrale), fatevelo dare e verificate anche quello

5) Non fatelo conoscere a nessuno,

neanche all’installatore dell’impianto o chi ne fa la manutenzione. Un installatore serio vi aiuta a cambiarlo da tastiera ma, nell’attimo della digitazione, si volta dall’altra parte. Non essere a conoscenza del codice utente, tutela anche l’installatore. Alcune centrali non accettano il codice di programmazione (o tecnico) senza aver prima digitato il codice utente o fatto abilitare dal cliente

Antintrusione: quale marca scegliere????

Quale marca scegliere se devo installare un piccolo impianto antintrusione??? E’ una domanda che capita spesso nei blog dedicati al settore o agli elettricisti. E a questo punto fioccono migliaia di marchi, con raccomandazioni di bontà a non finire. Ne ho montata una dieci anni fa e nessun problema….. Vai tranquillo, questa è la migliore!!! Ce l’ha mio cugino e da allora nessun falso allarme.
Permettete allora anche a me di dare il mio modesto consiglio.

Come valutare la scelta di una marca

L’affidabilità non è tutto. Per piccoli impianti, una marca è affidabile come un altra. Su un impianto domestico, sono poche le funzione richieste: zona normale, ritardata, due o tre aree se vuoi fare il perimetrale, inseritore e combinatore telefonico. Questo è come sono composti quasi il 90% degli impianti negli appartamenti. L’elettronica non è complessa, si riuscivano a fare prima della venuta dei microprocessori: figuriamoci adesso!!!
Piuttosto darei importanza ad altri fattori

Semplicità di installazione

Più è semplice da cablare e mettere in funzione, meglio è. Valutare il tempo di attivazione, il manuale di installazione e di utilizzatore il più chiaro possibile. Spazio per il cablaggio e ottima disposizione delle morsettiere e componentistiche. Anche se è molto semplice da spiegare al cliente finale, rende più rapida la spiegazione ed evita ritorni sul posto per errori di utilizzo

Ottima assistenza tecnica

L’assistenza tecnica è tutto. Quando hai una risposta rapida al tuo problema, minor tempo si perde. Gratuita e non a pagamento. Se non si risolve, disponibilità di sopralluogo sul posto del tecnico. Rapida sostituzione del materiale guasto, soprattutto in garanzia.

Ottima assistenza commerciale

Quando devi eseguire un impianto fuori dalla norma, avere persone che ti sappiano consigliare e che abbiano un listino completo di tutto diventa essenziale. Ti risolvono il problema nel modo più economico e rapido possibile

Ma soprattutto…..

Ricordatevi di una cosa importante. L’affidabilità di un impianto lo fa la professionalità dell’installatore. Seguire i consigli per una buona realizzazione e tutte le normative inerenti sulla materia della sicurezza, fa si che l’impianto diventi affidabile a discapito del materiale installato. Perciò, per i primi impianti fatevi consigliare da persone che da anni installano sistemi di sicurezza: ci sono piccoli dettagli da seguire che si imparano solo con l’esperienza

ASD: perchè fare rivelazione incendi con questa tecnologia?

In tutti i capitolati recenti, dilagano i progetti con la rivelazione incendi con sistemi ASD. Eppure esistevano anche vent’anni fa.
Dando per scontato come funzionano, già spiegato in un precedente articolo, la rivelazione incendi può essere sicuramente più veloce rispetto quella tradizionale puntiforme.
E’ stata creata una classificazione di questi apparati in lettere:
Classe A: Sensibilità minore a 0,8 OBS/m
Classe B: Sensibilità da 0,8 a 2 OBS/m
Classe C: Superiore a 2 OBS/m
Significa che un progetto di un impianto di rivelazione incendi a campionamento aria di clesse C (il meno sensibile) riesce a rilevare una oscurazione dell’aria (dovuta a particelle volatili) pari o maggiore al 2% per metro. Questa è la soglia minima necessaria per allarmare un classico sensore antincendio certificato EN54-7

Impianto e non sensore

Come potete notare ho indicato impianto e non sensore. Infatti tutti i sistemi di campionamento devono essere accompagnati da un progetto (che si esegue con il tools di progettazione allegato alla centralina d’aspirazione) dove vengono citati:
Classe richiesta di progettazione, lunghezza e stesura dei tubi di campionamento, diametro con posizionamento dei fori.

Motivi dell’attuale richiesta

Certificazione degli impianti EN54-20 e riconoscimento nella UNI9795:2913
Minor costo di vendita.
Maggior precisione nella rivelazione

Dove installarlo

Inizialmente veniva indicato solo per i CED e le camere bianche. Adesso è preferito per la rivelazione nei controsoffitti, nei sottopavimenti e nei cavedi, nonché in edifici molto alti.
Il tutto per la facilità della manutenzione. La centralina viene posizionata ad altezza uomo e non occorre ponteggi per arrivare in altezza. La manutenzione può essere effettuata più facilmente: se l’impianto è fatto a regola d’arte viene allungata la parte terminale del tubo dall’ultima parte ed installato un tappo svitabile. Togliendolo si verifica la segnalazione di guasto e immettendo fumo si prova il sensore nella condizione massima di lunghezza del tubo. Il tutto senza utilizzo di scale. Segnandosi il flusso di aria, si può verificare il calo e l’aumento nel tempo (simbolo di ostruzione o daneggiamento del tubo)

Novità

La tecnologia del campionamento è attualmente in continuo sviluppo. Alcune case propongono soluzioni nuove come la rivelazione dei gas, il miglioramento della discriminazione di falsi allarmi con utilizzo di laser a diversa lunghezza d’onda (e colore), l’identificazione del foro in allarme contando i secondi di attesa dalla rivelazione del fumo

Tutorial: come far funzionare software di programmazione

Vi è capitato di installare sotfware che dovrebbero comunicare con dispositivi in rete (centralizzazione di allarmi, programmazione centraline antintrusione e antincendio, controllo accessi, ecc) e questi non entrano in comunicazione anche correttamente collegati in rete?
Permettetemi di darvi alcuni punti da verificare prima di rinunciare:

Esatta configurazione degli indirizzi IP

Verificare inanzitutto se le periferisce vengono viste dal computer. Aprire la shell del sistema operativo col comando CMD. Poi verificare se la periferica risponde al ping chiamandola col suo nome
Se non risponde verificare il tipo di indirizzamento: se DHCP verificare se entrambe le periferiche sono impostate in questo modo. Se viene impostato con indirizzamento manuale, controllare che gli indirizzi possano comunicare fra di loro. Eventualmente modificare il file host ed aggiungere il nome e indirizzo ip della periferica da riconoscere
Se riusciamo a farla “pingare” ma ancora non c’è collegamento, procedere col secondo punto

Verifica fisica del collegamento

Controllare i cavi se sono intatti, magari sostituendoli con dei nuovi. Controllare le porte dello switch se funzionante e abilitata. Se tutto OK, procedere col

Disattivare ogni tipo di firewall e antivirus

Questa manovra mette in pericolo il computer ma è solo una prova se è questo che blocca la comunicazione. Potete disattivarlo dal pannello di comando oppure direttamente al servizio di windowsSe il collegamento si attiva, allora bisogna ripristinare i firewall e/o l’antivirus con delle eccezioni, finchè il collegamento rimane aperto e i firewall sono attivi il più possibile. Se ancora non funziona

Verificare i privilegi degli account di funzionamento

Controllare se l’account utilizzato ha il privilegio di amministrazione e se è stata effettuata l’installazione con un utente amministratore. Nel dubbio disinstallare, verificare se la cartella contenente i programmi è stata cancellata completamente (altrimenti cancellarla) e procedere con una nuova installazione. Se ancora non vuole funzionare

Controllo della programmazione delle DCOM

Certi programmi usano per collegarsi le DCOM, e vanno configurate tramite il comando DCOMCNFG.exe lanciabile da esegui. Qui conviene aggiungere gli utenti ACCESSO ANONIMO e EVERYONE con tutte le ammissioni possibili.

Se dopo di questo non vuole funzionare, mi dispiace, non ho altre idee da suggerirvi….

Gli attrezzi impensabili del nostro mestiere di tecnico impianti sicurezza

Ogni tecnico ha la propria attrezzatura per effettuare al meglio il proprio lavoro di installatore e manutentore di impianti di sicurezza.
E’ inutile citare quelli classici dal tester al cacciavite. Vi sfido però a leggere questi, sempre presente nel mio kit, e ad inventare l’utilizzo prima di leggerlo

Gomma a Biro

La utilizzo per pulire e togliere l’ossido nei contatti a slitta presenti nelle schede a slot. Molti guasti sono rientrati pulendo con questo tipo di gomma la scheda

Resistenza 22 ohm 10 Watt

Serve a testare le batterie tampone. Misura sempre la tensione della batteria mettendo questa resistenza come carico. Molte batterie danno 13,7 v a vuoto ma cadono subito collegandoci un carico.

Vetro oscurato

Indispensabile per la messa a fuoco delle telecamere. Come dovreste sapere la profondità di campo diminuisce con l’apertura del diaframma del obiettivo. Posizionando il vetro davanti, si simula la notte e gli autoiris aprono al massimo mettendosi nella condizione peggiore

Aspirapolvere portatile

Serve a pulire i tubi di campionamento degli ASD. Ricordatevi: prima si aprirano per togliere materiale grosso (ragni, ecc) poi si soffia per stappare i fori. 

Nastro biadesivo forte e silicone

Serve per riattaccare i sensori e canalina dove non si può bucare. Piccoli pezzi di nastro intervallato da silicone: le prime ore tiene attaccato e fissato il biadesivo poi il silicone.

Stagnatore a gas

E’ inutile dirlo: lo stagnatore ideale per il nostro lavoro è quello a gas. Gli elettrici, col passare degli anni, possono disperdere tensione e non sono adatti a fare saldature su schede elettroniche. Quelli a batteria, una volta scarichi, ci mettono troppo tempo per caricarsi. Quelli a gas sono rapidi e possono essere utilizzati anche con phon per restringere le guaine termorestringenti. A proposito, chi ama il proprio stagnatore usa il gas apposito, non quello per accendini, che lo ungono e lo intasano nel giro di pochi giorni

Prima legge dell’elettronica

La prima legge dell’elettronica (valida anche in elettrotecnica) dice:
In un qualsiasi sistema elettronico, ogni elemento che lo compone, se non strettamente necessario al suo funzionamento, crea solo un aumento della casistica di guasti e ne peggiora l’affidabilità nel tempo”
In sintesi:
TUTTO QUELLO CHE NON C’E’, NON SI ROMPE
Questa è una rivisitazione di una delle tante frasi celebri di Henry Ford, ma che si sposa in maniera stupefacente nel mondo generico dell’elettronica
Era una battuta, imparata a scuola mentre si progettava i primi circuiti stampati, ma sicuramente corrisponde a realtà
Quante volte capita di avere dei guasti di cose inutili che, anche se non ci fossero, si vivrebbe lo stesso.
Nessuno di voi è andato dall’elettrauto con l’automobile guasta e il problema era nella centralina elettronica che aveva segnalato il guasto del sensore pioggia per l’avviamento automatico dei tergicristalli??? (Casomai, manco sapeva che esisteva)
La tendenza attuale è quella di comprare materiale superaccessoriato di cose futili e non utilizzabili, che non fanno altro che peggiorare l’affidabilità delle cose.
L’affidabilità dei sistemi è strettamnete legato alla loro semplicità: tutte le cose superficiali aggiunte diventano un possibile punto di debolezza dell’impianto.

Impianti di sicurezza “MORDI E FUGGI” o “CARI MA BUONI”??

Gli impianti di sicurezza si dividono in due categorie: “MORDI E FUGGI” o “CARI MA BUONI”.
I primi sono fatti da installatori che non hanno alcuna intenzione di continuare il rapporto con il cliente finale. L’unico scopo è fare l’impianto, al minor costo possibile, al fine di collaudarlo con il cliente, ricevere i soldi e poi fuggire via il più lontano possibile.
I secondi sono fatti da installatori che vogliono provare a coltivare il cliente, rimanendo in contatto e proponendogli contratti di manutezione al sistema e, magari negli anni, suggerendogli ampliamenti o modernizzazione dei sistemi, a discapito del prezzo che sicuramente non è concorrenziale
Con questo non voglio assolutamente preferire i secondi dai primi; anche chi costruisce gli impianti senza interesse finale di manutenzione non è detto che costruisce in maniera non professionale.
L’importante è rispettare le norme e rispettare il capitolato (se esiste).
Sicuramente non sta a perdere tempo (e soldi) in quei piccoli accorgimenti che migliorano la buona funzionalità dell’impianto. Il materiale scelto è spesso quello che costa meno e non quello risultato migliore con l’esperienza del tempo. Cablaggi frettolosi nelle scatole di giunzione nascoste, giunzioni non stagnate (siamo in presenza di basse tensioni e correnti dove le ossidazioni possono creare problemi nel tempo), posizionamento non ottimale dei sensori.
Al contrario sono impeccabili come documentazione, quasi per dire “questo è tutto, perfettamente a norme e documentato. Ora hai tutto per problemi futuri”
Purtroppo il modo attuale sta andando verso questa direzione. Non esistono più i professionisti del settore e i pochi che resistono fanno difficoltà a proporsi e a sopravvivere.
Si apre però per loro un nuovo mercato: prendere a mano questi impianti e renderli efficenti. Correggere gli errori e magari “fare bussiness” consigliando e sostistuendo le parti irrecuperabili.
Sempre che il cliente voglia un impianto funzionale e sia disposto ad investire un po di soldi

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