Rivelatore di calore BTA/206 (Heat detector)
Tipo: analogico indirizzabile
Fabbricazione: circa anno 2000
Ditta fabbricatrice: Sira elettronica (in seguito assorbita dalla Elkron che a sua volta è stata acquistata dalla Urmet)
Compatibile con centrale Area 54 sempre costruito dalla ditta Sira
Certificazioni: EN54- 6 – CE
Particolarità: Scheda trattata con cera o vernice oleosa per proteggere da umidità. Doppio sensore termico. Microprocessore della serie PIC. Relais Reed per test
Tag: Fire alarm (Pagina 2 di 2)
Particolare di un rivelatore di fumo DOT1151A-EX aperto. Si vede il sensore termico, la camera di analisi fumo protetta da una rete metallica. Il rivelatore è indirizzabile su linea interattiva con protezione Ex-i. Max linea 32 rivelatori(EN54)
Anni 70: uscivano i primi rivelatori di fumo a doppia camera di ionizzazione. C’era anche quelli ottici, ma costavano un sacco di soldi
Già si effettuava la rivelazione con linee a due fili, basate sul principio di linee collettiva bilanciata, che ancora adesso si utilizza per piccoli impianti.
L’unica differenza è che oggi si utilizza una tensione standard di 24 Vdc, mantre allora si utilizzava la 220Vdc !!! Ho scritto bene….. 220 volt raddrizzati: sicuramente non c’erano cadute di tensione.
I rivelatori utilizzavano l’elemente radioattivo: prima il RADIO con punte di 132 MicroCurie, col problema che decadeva in RADON che è un gas!!! Spargendoci nell’aria decadeva ancora una volta in RADON con isotopo minore posandosi qua e la per tutto l’edificio:
Poi si è passati all’Americio 241 più stabile e con radiazioni più deboli.
Nonostante la leggera pericolosità, erano molto utilizzati perchè Oltre che a costare meno, avevano una sensibilità maggiore a tutti i tipi di fumo, compresi quelli covanti (invisibili all’occhio umano)
La pericolosità della contaminazione c’era lo stesso e la paura è aumentata nel 86 con Cernobyl. In Italia sono state varate delle leggi rendendo obbligatori dei controlli che esasperavano i costi di mantenimento dell’impianto e la regolare manutenzione.
Le centrali SFB erano dei gioiellini: a valvole con gruppi di continuità a dinamo. Se cadeva la rete, entrava in funzione un motorino a 24 V che creava la 220 Vdc che serviva ad alimentare il sistema. Lo sportello reggeva il tutto e ruotando di permetteva di collegare i fili al’interno. Per garantire la tenuta e la rotazione, lo sportello era montato su cuscinette a sfere. Una vera opera di ingegneria.
Centrali eterne, bastava cambiare dopo ogni 25000-30000 ore le valvole.
Vi sarete accorti che tutte le foto sono di una unica marca. A quei tempi CERBERUS era sinonimo di impianto di rivelazione fumi.
Poi col passare del tempo, negli anni 80, si sono fatte avanti altre marche fino ad arrivare ad oggi che abbiamo una moltitudine di ditte che fanno sicurezza