Libera informazione sui sistemi di sicurezza

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La linea bilanciata (singolo, doppio o triplo)

La linea bilanciata (singolo bilanciamento, doppio bilanciamento, triplo bilanciamento) è spesso usata nella sicurezza, e non solo nell’antintrusione.
Questa permette di proteggere la linea da eventuali tentativi di sabotaggio come cortocircuiti o tagli, creati involontariamente o volontariamente.
Nel caso di impianti antintrusione un cortocircuito e un taglio viene gestito dalla centrale come manomissione e negli impianti rivelazione incendi come guasti.

LA LINEA A SINGOLO, DOPPIO O TRIPLO BILANCIAMENTO NELL’ANTINTRUSIONE


Questo concetto permette un ottimo grado di sicurezza, con un basso costo, collegando delle resistenze di valore ohmico predeterminato sui contatti all’interno del dispositivo.
Anche se il grado di sicurezza può essere aumentato con i dispositivi direttamente su bus, questo sistema è difficilmente sabotabile.

Per avere un minimo di sicurezza, un collegamento DEVE essere fatto almeno con una linea a singolo bilanciamento, altrimenti è facilmente oscurabile e facilmente si può eludere.
Inoltre le resistenze DEVONO essere montate al termine della linea e non in uscita, per garantire il massimo della sicurezza.

Il concetto è semplice: una o più resistenze vengono collegate in serie al filo di ritorno del contatto normalmente chiuso del sensore per il singolo bilanciamento e una in parallelo al contatto di allarme per il doppio bilanciamento.
Questi diversi carichi resistivi a secondo dei casi di allarme, stato normale e sabotaggio (cortocircuito o taglio) vengono poi gestiti dal sistema di sicurezza.
Mettendo in serie più resistenze collegate ai morsetti del sensore, posso comunicare alla centrale più informazioni (allarme, anti-mask), pur mantenendo l’intoccabilità dei cavi senza provocare allarmi.

Abbiamo cosi una scala di valori resistivi (vedi disegno) entro i quali la centrale identifica uno stato dell’ingresso.
Per essere precisi, esistono anche delle piccole zone indefinite (grey zone), vicino alla zona di passaggio e dovute alla tolleranza delle resistenze, dove la centrale non riesce a definire esattamente lo stato della linea.
Questo particolare può essere interessante, soprattutto per linee lunghe, dove la resistenza del cavo si va aggiungere al valore resistivo totale. Poi, sommato ad ossidazioni di giunte mal fatte, può essere fonte di falsi allarmi (soprattutto per valori di resistenza di bilanciamento bassi o per la messa in serie di più rivelatori)
Se poi ampliamo i nostri orizzonti, anche le linee convenzionali antincendio non sono altro che linee bilanciate. Qui, in caso di allarme, si aggiunge un carico in parallelo. Troppi rivelatori in allarme, potrebbero mandare in guasto la linea senza generare allarme. I nuovi rivelatori sopperiscono a questo problema, sostituendo la resistenza di allarme con un diodo zener e il fine linea (EOL) con un tranzorb.

LA LINEA A SINGOLO, DOPPIO BILANCIAMENTO NELLA RIVELAZIONE FUMI E SPEGNIMENTO

Anche nella rivelazione fumi esistono le linee bilanciate sia come ingresso che come uscite oltre alle comuni linea di rivelazione collettive che ho citato sopra.
Gli ingressi bilanciati (utilizzati come informazioni libere nelle centrali rivelazione fumi, come ad esempio guasti alimentatore o PTF chiusa) si basano sui concetti prima illustrati, aggiungendo la possibilità di variare il valore resistivo mettendo resistenza anche in parallelo e non solo in serie.
Esempio di Ingresso bilanciato riv_fumi

Nella rivelazione fumi troviamo molto spesso anche le uscite bilanciate con resistenze o, meglio ancora monitorate.
Servono per supervisionare il collegamento con le attuazioni ed avere una segnalazione di guasto in caso di interruzione.
La UNI9795 obbliga in certi casi che l’uscita sia monitorata.
Tipicamente esistono due tipi di uscita: con linea di alimentazione diretta oppure invertita. La prima consiste nel controllare la presenza del carico con una leggera tensione (sotto 3 volt), tale da non fare scattare l’attuazione: in caso di allarme la tensione passa a 24 V.
Questa è spessa utilizzata per il controllo delle elettrovalvole delle bombole di spegnimento. Molto sicura perché non ammette possibilità di non funzionare in caso di interruzioni o guasti di componenti
Esempio di una Uscita monitorata ad inversione di tensione

Il secondo tipo prevede una tensione di monitoraggio più alta ma con polarità invertita: un diodo non permette all’attuazione di scattare. In caso di allarme, viene invertita la tensione e il diodo conduce. L’ unico problema è che in caso di rottura o scollegamento del diodo, non si ha alcuna segnalazione e il dispositivo è scollegato.
Esempio di una uscita monitorata con controllo resistivo

Antifurto subsonico: funziona?

Antifurto con sensore subsonico: funziona? E’ una domanda che si fanno molte persone. Nonostante questo sensore fosse già presente negli anni 80, ultimamente molte case lo offrono come rivoluzionario e lo pubblicizzano in televisione.
Di facilissima installazione, protegge ambienti fino a 400 metri quadrati e forse di più. Niente falsi allarmi e i ladri non entrano più..
Ma sarà vero?

Principio di funzionamento

Si basa sul principio fisico della variazione della pressione dell’aria. In un ambiente chiuso, ogni apertura di una porta o di una finestra, crea una variazione della pressione ambientale che, rilevata dall’apposito sensore, dovrebbe azionare l’avviso di allarme.
Inserito l’impianto, la centrale registra la pressione ambientale e ne monitorizza le minime variazioni, fino ad arrivare ad una certa soglia attivante.
L’idea sembra buona, ma pensandoci sopra, sorgono dei forti dubbi.

Dubbi.

E se lascio le finestra aperte? La variazione di pressione non avviene più. Inoltre un tradizionale impianto a contatti sugli infissi, mi avverte della mia dimenticanza; questo sistema no.
E se passano camion o aerei vicino (di quelli che fanno vibrare o vetri), non ho anche in questo caso variazioni di pressione?
L’obbligo dei fori negli appartamenti per le fughe di gas o presenza monossido di carbonio, non va a compensare queste variazione di pressione?
Funziona anche con le porte interne chiuse o mi isolano la centralina?

Con una minima conoscenza di fisica, puoi capire anche tu, che il principio può funzionare ma con parecchie limitazioni. In camper o ambienti piccoli potrebbe funzionare, ma ho forti dubbi che funziona in appartamenti fino a 400 metri quadrati (almeno che non sia un monolocale!!!)
Infatti, ultimamente consigliano per gli appartamenti di integrarlo con i tradizionali sensori antintrusione wireless o via filo, come contatti magnetici o volumetrici. Ma a questo punto, cosa serve a fare il rivelatore subsonico se la protezione te la garantiscono gli altri dispositivi?

Nebbiogeni e fumogeni: come funzionano? Quando installarli…

Oggi si sente spesso parlare di nebbiogeni e fumogeni come ultimo ritrovato per un antifurto sicuro. Cerchiamo di capire su quale principio di fonda, come funziona e quando installarli.
Il concetto base è togliere visibilità alle persone che si introducono nel locale: se non vedono nulla non riescono a portare via niente e rinunciano al furto.
Nato già da parecchi anni, veniva utilizzato per sventare i furti delle casse continue e dei bancomat.
Gli scassinatori si erano accorti che il tempo che passava tra l’impianto antifurto che scattava e l’arrivo delle forze dell’ordine, era sufficente ad aprire la cassaforte, rubare i soldi e scappare col contenuto. Bisognava creare un “diversivo” che rallentasse gli scassinatori e li convincesse a desistere. Così si inventò che, al scattare del sistema di antintrusione, la stanza si riempiva in poco tempo di un fumo bianco e denso che togliesse la visuale per il tempo necessario all’arrivo della Volante. Bastavano 10-15 minuti e si sventava il furto.
Poi questi sistemi si sono evoluti, sono diventati più commerciabili (calo dei prezzi) e attualmente vengono proposti come COMPLETAMENTO di un ottimo sistema di allarme.
Dico ottimo, perchè deve evitare falsi allarmi e riconoscere esattamente l’introduzione dei ladri, perchè ogni falso allarme COSTA la ricarica del dispositivo.

Differenza fra nebbiogeno e fumogeno

Anche se si basano sullo stesso principio, è il modo di fabbricazione del fumo che cambia. Il fumogeno è praticamente a combustione pirotecnica con un detonatore di innesco, mentre il nebbiogeno ha un liquido vaporizzato tramite una caldaia di riscaldamento.
Si è innescata una battaglia tra le due categorie di produttori per valorizzare quale sia il migliore. Ognuno ha le sue giuste ragioni che variano sulla durata nel tempo, i costi e la praticità installativa.
Esistono anche al peperoncino o orticanti, ma a mio pareri sono molto rischiosi e al limite della legalità.
Ma altri quesiti mi sovvengono

Ma servono realmente?

Se è garantito in poco tempo, l’arrivo di persone penso che sia utile, ma se l’arrivo è ritardato, il fumo nel giro di mezz’ora si dirada.
Poi il fumogeno scatta una volta sola e dopo va ricaricato. (ed ha un costo). Il nebbiogeno invece può andare per più tempo e più volte: tutto dipende dalla ricarica del serbatoio del liquido.
Inoltre la presenza di fumo sicuramente fa scattare sistemi antincendio provocando allarmi e attuazioni secondari
E la sicurezza?? Se all’interno di questo locale invaso dal fumo rimanesse una persona da soccorre urgentemente? Un malessere di un anziano o dei bambini spaventati.

Per questo motivo ritengo che l’installazione vada ponderata e tutti questi fattori presi in considerazione. A mio parere oggi si pubblicizzano un po troppo, come novità commerciale da lanciare e vendere per guadagnare sempre più, non valutando pienamente i benefici e l’utilità.
La disponibilità di kit fai da te mi preoccupa ancora di più……

C’era una volta il combinatore telefonico

Fin dai primi sistemi di sicurezza, si sentiva l’esigenza di trasmettere a qualcuno gli allarmi avvenuti.

Oltre che la sirena esterna, il modo più semplice era appoggiarsi alla SIP sulla linea telefonica. Siamo negli anni 70 e compaiono i primi combinatori telefonici.
Quando scattava l’allarme, il dispositivo si accendeva, prendeva la linea telefonica, componeva un numero telefonico pre-impostato e trasmetteva un messaggio telefonico.
Era un piccolo mangianastri, tutto registrato in una nastro magnetico (nei primi, anche il numero telefonico era registrato con degli impulsi), con una cassetta senza fine, che permetteva al nastro di essere sempre pronto, senza riavvolgersi.
Poi ci fu una lenta trasformazione e successive migliorie con il progresso dell’elettronica: il numero era impostabile da tastiera e non era più uno solo, il controllo della linea telefonica che percepiva se era presente e se dall’altra parte avevano risposto alla chiamata. Vennero creati degli standard di comunicazione (es: Contact ID), che permetteva di identificarlo e centralizzarlo negli istituti di vigilanza.

I nastri magnetici divennero sempre più piccoli, fino a scomparire sostituiti dalla memoria elettronica e dai messaggi digitali, che permettevono di inviare più messaggi (allarme, guasto, impianto inserito, manomissione, ecc)

Prima grande evoluzione

Ma la grande rivoluzione la fece la linea telefonica cellulare. SI poteva inviare le chiamate senza linea telefonica, tramite il cellulare.

Uscirono i primi combinatori telefonici su rete cellulare. I primi erano dei dispositivi con un VERO E PROPRIO CELLULARE all’interno, collegato col cavetto di alimentazione e vivavoce per auto.
Il dispositivo non faceva altro che simulare un vivavoce di auto e trasformava il tutto in un combinatore telefonico.
Poi, con l’evoluzione del mercato,  uscendo integrati che gestivano la rete cellulare, il telefono scomparì per lasciare spazio all’inseritore della SIM.
Da lì il passo fu breve: possibilità di invio SMS, maggior controllo della SIM con controllo anche della ricarica con avviso di necessità soldi.
Divennero sempre più piccoli, fino ad essere integrati con la centrale antintrusione.

Seconda grande evoluzione

Poi, con la diffusione di internet, ci fù un ulteriore evoluzione. Possibilità di vedere immagini, di collegare e programmare le centrali in rete, di gestire da ogni punto gli allarmi. Reti virtuali e cloud per gestirli col minimo dei costi
Ma quasta evoluzione rischia di mandarlo definitivamente in pensione (o ad un particolare utilizzo in casi estremi). Al giorno d’oggi, che quasi tutti abbiamo la fibra in casa, conviene ancora installarlo per avere internet?

Attenti alle offerte sui sistemi antifurto

In questi ultimi mesi, si sente parlare di sistemi antifurto in offerta speciale. Ma cosa esattamente si nasconde dietro a tutto ciò? Ammetto che talvolta ci sono occasioni fatte da veri professionisti, ma il più delle volte bisogna stare attenti a non cadere in certi fraintendimenti, soprattutto se non si è esperti in materia.
Vediamo i casi più frequenti.

IMPIANTO o VENDITA DI ABBONAMENTO MENSILE DI SORVEGLIANZA?


Inizialmente fu uno solo, ma ultimamente altre associazioni si stanno organizzando. Propongono di venderti ad un prezzo eccezionale, un sistema di antifurto e poi, con la scusa che senza alcuno che riceve gli allarmi, ti vendono un abbonamento mensile da un similar istituto di vigilanza. Per di più, di dicono che ne curano la manutenzione e ti gestiscono la trasmissione degli allarmi, monopolizzandoti l’impianto. Un giorno che non vuoi più il servizio, ti ritrovi con un sistema inutilizzabile.
L’idea base è in parte giusta: una volta che ha rilevato una effrazione, un sistema di antifurto deve avere un punto di riferimento a cui trasmettere l’allarme ma non per questo deve essere monopolizzato. Devi decidere tu a chi inviarlo: puoi scegliere di essere indipendente e gestirti gli allarmi da solo o tramite conoscenti, oppure rivolgerti ad istituti di vigilanza di tua scelta. Vi ricordo che esiste anche una certificazione degli istituti di vigilanza, che ne garantiscono l’efficenza e la gestione degli allarmi. La UNI10891 non era presente in questi istituti di vigilanza (può darsi che nel frattempo abbiano provveduto)

INSTALLAZIONE PROFESSIONALE

Un sistema antintrusione efficiente deve essere progettato, installato e certificato. Progettato per coprire tutti i possibili buchi di intromissione dei ladri da persone esperte. Installato in modo preciso perché i sensori adeguati e ben posizionati possono funzionare al cento per cento delle loro capacità. Certificato perchè si tratta di un impianto soggetto a certificazione. Sempre più, al giorno d’oggi, dilagono i personaggi fac-totum: dall’impianto antintrusione all’idraulico passando per l’imbianchino e il dentista. State molto attenti a queste persone…..

TUTTI IMPIANTI WIRELESS!!!

Oggi molti spingono sugli impianti totalmente wireless. Vengono illustrati come maggiormente tecnologici ma in realtà sono solo più veloci da installare. Un buon impianto deve avere una parte filare, soprattutto per quanto riguarda l’alimentazione della centrale e delle sirena. La centrale da preferire è la cosiddetta ibrida che supporta sia sensori filari che wireless

KIT FAI DA TE

A meno che non sei un esperto e il posto da proteggere è piccolo, i kit fai da te non sono consigliabili. Trattandosi quasi tutti di sistemi wireless, dopo devi fargli la manutenzione e sostituire le batterie. Devi sapere come montarli, ecc,ecc

SISTEMI RIVOLUZIONARI SUBSONICI

Diffidate da sistemi dove un unica centrale, posta al centro di una abitazione riesce a rilevare intrusioni percependo rumori o minime variazioni di pressione ambientali. Basta studiare un minimo di fisica per capire che certi impianti hanno notevoli buchi di azione. E se ti dimentichi le finestre aperte? I fori di areazione obbligatori delle cucine?
Dirai che se lasci aperto una finestra, anche un tradizionale impianto ha un buco di sicurezza ma, al contrario, o questo non si inserisce illustrandoti la dimenticanza o protegge lo stesso l’ambiente dalle intromissioni

Pulsante antirapina: allarme silenzioso

Il pulsante antirapina è il più semplice dei sensori. Premi il pulsante e scatta l’allarme.
E’ quello presente in tutti i film dove viene compiuta una rapina: ogni volta c’è sempre qualche temerario che lo preme con esisti sempre diversi.
Questo sensore esiste, ma è raro trovarlo negli impianti antifurto degli appartamenti.
Di solito si pensa a proteggere la casa quando si è via, o per tenere all’esterno le persone, mai per farlo scattare in caso di aiuto.
Purtroppo ultimamente sono sempre più i casi di furti con coercizione in casa delle persone: in questo caso un pulsante per allarme rapina farebbe comodo.
Innanzitutto, se la centrale è stata opportunamente programmata, l’azionamento del pulsante farebbe partire un allarme silenzioso, ovvero solo telefonico, senza azionare nessuna sirena, cicalino e senza comparire sulla tastiera di gestione allarmi. La visualizzazione è resa possibile solo dopo parecchie ore. Chiaramente chi riceve la chiamata deve poter intervenire con le forze dell’ordine. Per questo motivo esistono contratti con istituti di vigilanza o forze dell’ordine

Evoluzione

La generazione di un allarme rapina e coercizione si è pian piano evoluto. Non sempre è possibile azionare il pulsante. E se ti costringono a disattivare l’allarme dalla tastiera sotto minaccia armata?
Le centrali più evolute dispongono l’allarme codice coercitivo: digitando il codice di disinserimento ma sbagliando volutamente l’ultima cifra, si ottiene il disinserimento normale dell’impianto ma viene fatto partire un allarme silenzioso. Ci vuole molto coraggio e sangue freddo, ma la cosa è possibile.
Inoltre, con l’evoluzione del wireless, sono stati creati piccoli telecomandi da indossare o tenere sempre vicino, che premendolo genera questo allarme. Combinazione di tasti inseriti nell’inseritore telecomando per inserire l’impianto.
Se sei nell’ottica di installare un impianto antifurto, valuta anche questa possibilità e fattelo installare.
Può sempre servire per chiamare un parente in caso di necessità: brutte cadute, malessere, ecc,: non sempre bisogna essere soggetti a delle rapine per rendersi conto delle possibilità!!

Antifurto: errori da non commettere

Antifurto: errori da non commettere.

Facendo manutenzione a moltissimi impianti antintrusione, ho notato frequenti errori. Ho fatto di seguito un elenco con la speranza che possa essere utile.

Infrarosso installato sopra termosifoni

Il volumetrico all’infrarosso funziona percependo il calore emesso dal corpo umano. Il calore emesso dal termosifone potrebbe generare falsi allarmi

Micronde con direzione all’esterno area protetta

Le micronde generate dal volumetrico passano attraverso i muri. Persone che passano all’esterno potrebbero influenzare il volumetrico

Sirene interne installate nello stesso locale della centrale

Facile da installare per la riduzione dei cavi, è una guida ai ladri per identificare subito la centrale e sabotarla.

Sirene esterne con cavo di collegamento a vista

La sirena da esterno deve essere montata SUL foro di uscita del cavo di collegamento, per avere il massimo della protezione

Sirena con luce che si accende a impianto inserito ( e rimane accesa)

Mai mettere a conoscenza all’esterno lo stato del tuo impianto. E se un giorno vai via e ti dimentichi di inserire l’antifurto??
Questa spia, se presente, deve funzionare qualche secondo, solo all’atto di inserimento e disinserimento dell’impianto, per l’utilizzatore.

Falsi sensori

Se montate sensori finti o non collegati, montateli in modo plausibile. I ladri non sono ignoranti: conoscono anche loro come identificarli

Codici di disinserimento scritti sulla tastiera

Incredibile, ma vero!! Se non palese come nella foto, molti codici sono scritti dietro lo sportellino della tastiera, come se il ladro non lo dovesse MAI aprire

Codici di disinserimento banali

Il 50% degli impianti ha codici tipo 11111 o 1234. Io consiglio  sempre, almeno, di mettere la data di nascita o del matrimonio o di nascita del figlio. Qualcosa di facile da ricordare ma non banale. Per fortuna che certe centrali non permettono l’immissioni di codici facili

Cambiare sempre tutti i codici di default delle centrali

Non lasciare mai i codici di default della centrale (trovabili facilmente su internet). Pretendere di essere a conoscenza anche del codice installatore e cambiarlo o bloccarlo (nelle centrali che lo permettono)

Antifurto: come è fatto

Antifurto: ecco le parti principali in cui è costituito un impianto antintrusione:

Centrale

Ecco il cervello principale del sistema. Questa “scatola elettronica” riceve tutte le segnalazioni dai vari sensori e decide se è il momento giusto per far scattare l’allarme. Gestisce i collegamenti con i componenti del campo, gestisce programmi orari di inserimento e disinserimento, gestisce iterazioni con altri componenti (DVR, telecamere, controllo accessi, ecc..).
Esistono centrali filari, wireless (senza utilizzo di cavi tramite collegamento via radio) o ibride cioè filari e wireless insieme.
Possono essere ampliabili grazie l’utilizzo di interfaccie dislocabili in campo, riducendo la stesura dei cavi

Gruppo di alimentazione supplementare

E’ quello che permette la continuità del funzionamento anche in mancanza di corrente (interruzione elettrica volontaria o involontaria). Mantiene in carica una batteria, supervisiona lo stato di carica e la utilizza in caso di necessità.

Linea Bus

Collegamento su cui girano tutte le informazioni digitali fra i vari componenti. Solitamente è un cavo bianco a 4 fili (2x1mm + 2X0,22 mm)

Tastiera

Tastiera munita di un piccolo schermo alfanumerico attraverso il quale si può comunicare con la centrale. Inserimento, disinserimento, esclusione sensore guasto, programmazione, ecc. Si accede a questo dopo l’inserimento di un codice numerico impostato dal cliente.

Sensori.

Sono i componenti dislocati in campo che rilevano gli allarmi e lo comunicano alla centrale. Possono essere collegati con un cavo direttamente alla centrale o ad una  interfaccia collegata sulla linea Bus (per impianti grandi). Viene utilizzato il tipico collegamento a doppio bilanciamento per garantire la sicurezza. Questi sensori possono essere di vario tipo, a secondo di cosa devono rilevare (movimento di una persona, apertura di una porta, rottura di un vetro, ecc). Possono essere anche wireless, cioè comunicano con la centrale via radio grazie l’utilizzo per alimentazione di una batteria. Minor stesura di cavi a discapito di minor efficienza e più alto costo di manutenzione (le batterie vanno cambiate periodicamente)

Inseritore

Componente molto più semplice della tastiera, utilizzato per inserire e disinserire l’impianto. Normalmente è una chiave elettronica o un semplice telecomando (wireless)

Sirena

Possono essere interne o esterne. Autoprotette da atto vandalico (sono le prime colpite in caso di scasso o furti), autoalimentate da batterie, con lampeggiante. Le più performanti hanno dispositivi antischiuma, antiperforamento e antivibrazione)

Trasmettitore allarmi

Dispositivo posto nelle vicinanze della centrale (se non integrato con la stessa), atto a trasmettere un eventuale allarme a chiunque si desideri. SI possono trasmettere messaggi vocali, sms, immagini. Le nuove centrali permettono interfacciamento con smartphone, con gestione degli allarmi dal telefono e visualizzazione di telecamere per capire se si tratta di un falso allarme

Si fa presto a dire perimetrale esterno

Si fa presto a dire perimetrale esterno in un impianto antintrusione: infatti sotto questo nome si può intendere una varietà di sensoristica funzionante con diverse tecnologie. con i propri vantaggi e svantaggi.
Il problema principale è che, essendo all’esterno, sono più portati a generare falsi allarmi.
Proviamo a fare un elenco con vantaggi e svantaggi:

Barriere lineari

Si dividono in piccola portata e grande portata. Piccola portata (max 3-4 metri) servono per proteggere finestre o porte. Grande portata possono raggiungere anche 200 metri e proteggono giardini e campi.
Entrambe sono costituiti da due parti, una ricevente e l’altra trasmittente, che creano una specie di barriera che, se attraversata genera l’allarme. Per piccole portate si basano su raggi infrarossi, mentre per grandi portate possono essere anche a micronda o doppia tecnologia (infrarosso e micronda), per diminuire i falsi allarmi. L’infrarosso tende ad oscurarsi con la nebbia, mentre la micronda tende ad allargare il suo fascia di azione uscendo dalla zona protetta. (vicinanza con strade e linee ferroviarie)
Ideali per lunghi perimetri
Possibili falsi allarmi per nebbia, animali, erba alta o fronde di alberi vicino allle barriere.

Volumetrico da esterno

Il principio di funzionamento è come quello interno, ma più filtrato grazie all’utilizzo, quasi obbligatorio, dell’accoppiata micronda ed infrarosso. Coprono fino a 20-25 metri, anche se, più aumenta il campo, più aumentano i falsi allarmi.
In commercio esistono quelli che si autodefiniscono a tripla tecnologia: in realtà consistono su 2 infrarossi accoppiati e un micronda.
Ultimamente vengono molto utilizzate per la protezione esterne delle abitazione, anche grazie alla commercializzazione di questi tipi di sensori wireless.
Possibili falsi allarmi per animali.

Sensori inerziali

Da installare sopra agli infissi, alle vetrate e porte blindate, rilevano le vibrazioni e il rumore di un eventuale tipo di scasso, generando l’allarme.
Possibili falsi allarmi per grandine o forti venti.

Protezione per recinzioni

Questa protezione si integra con la recinzione presente e la protegge da eventuali scavalcamenti, agli o danneggiamenti.
E’ l’evoluzione dei sensori inerziale da esterno.
Attenzione: per ogni tipo di recinzione (a rete metallica, fissa, ecc) esiste il suo rivelatore studiato con il suo principio di funzionamento. I tratti possono arrivare fino a 200 metri.
Possibili falsi allarmi per grandine o forti venti.

Protezioni invisibili (interrate)

Questi sistemi creano una barriera interrata invisibile usando principalmente due tipi di funzionamento (a pressione o a radiofrequenza). Il primo sente la variazione di pressione sul terreno grazie a dei tubi riempiti con un tipo di olio, mentre il secondo sente la variazione del campo megnetico dovuto all’attraversamento tra un cavo trasmittente e un cavo ricevente. Questi possono girare accoppiati oppure a distanza di un metro uno dall’alto.
Non invasivi all’occhio come le barriere, sono però costosi per la messa in opera o per la ricerca guasti. Anche questi fino a 200 metri.
Temono le forti pioggie e la presenza di talpe

Rivelatori laser

Tecnologia molto recente, riesce a creare un campo di raggi laser che misurano eventuale variazione della distanza di rifrazione. Viene creata praticamente una mappa esterna in cui tracciare dove si vogliono generare gli allarmi.

Telecamere motion-detector

Telecamere che generano allarme se vedono l’intrusione di un uomo.
L’evoluzione dei programmi in questi ultimi anni, ha creato applicazione che riescono a discriminare gli oggetti in movimento inquadrati, riconoscendo se sono presenze umane, o animali od oggetti.
Utilizzano anche telecamere termiche, sensibili all’infrarosso con due grandi vantaggi: le immagini non sono soggette alla legge sulla privacy perchè le persone non sono riconoscibili e non occorre che la zona sia illuminata.

Voglio fare il tecnico per impianti di sicurezza

Fare il tecnico per impianti di sicurezza può essere un mestiere interessante, ma purtroppo non si impara a scuola. In questo articolo citerò tutte le richieste tecniche che bisogna sapere per poter diventare un buon tecnico di sicurezza. Tratterò solo le conoscenze tecniche, perché quelle legali direi che sono obbligatorie.
Purtroppo oggi c’è la tendenza a vendere impianti fai da te, auto installabili, miracolosi e super-economici.  Senza considerare che per installare un ottimo impianto bisogna aver conoscenze di…..

Elettrotecnica:

sia teorica che pratica. Dal calcolo degli assorbimenti per il giusto dimensionamento dei cavi e alimentatori al fissaggio delle apparecchiature con trapano e tasselli

Elettronica:

Conoscenza e principi di funzionamento delle comunicazioni seriali (RS485, RS 232, ecc). Circuiti stampati, integrati, uscite open-collector o controllato da bilanciamento resistivo. Diodo e relè.

Informatica:

Oggi non esiste più una centrale che non si programma con un computer. Conoscenza dei programmi base di Microsoft Office. Interfacciamento con cavi seriali, USB e RJ45

Radiofrequenza

Con tutti i sistemi wireless di oggi e i collegamenti via radio, oggi bisogna avere un minimo di conoscenza anche sulla radiofrequenza. Trasmissione, caratteristica delle onde elettromagnetiche

Telefonia (fissa e cellulare)

I sistemi di allarmi trasmettono tramite combinatori telefonici su linea normale o GSM. Inoltre, quelli di nuova generazioni offrono particolari funzione su smartphone.

Programmazione

Logica booleana, un minimo di concetto database e SQL. Protocolli di comunicazione (Modbus, Scada, Bacnet, ecc)

Reti informatiche.

Switch, router, protocolli TCP/IP, UDP, indirizzo IP, gateway o mac-adress, I-Cluod. Col spostarsi del mondo del TVCC dall’analogico al digitale, queste informazioni sano diventate basilari.

Conoscenza delle normative

Gli impianti devono rispondere a tutte le normative vigenti in Italia nel momento della attivazione (Norme CEI, UNI, ecc)

Ottica

Messa a fuoco, profondità di campo, bilanciamento del bianco. Per avere immagini sempre chiare ed utili per il compito che devono svolgere

Termotecnica e idraulica:

Chi fa impianti antincendio può capitare di lavorare con impianti di spegnimento. Essere in grado di riconoscere eventuali errori o pericoli, può essere utile. Inoltre, i sistemi di campionamento aria sono formati da lunghi tubi aspiranti dove entrano in gioco differenze di pressione minime

Inglese:

In Italia esiste l’obbligo di rilasciare il manuale utente in italiano, ma non quello tecnico. Quelli tecnici sono sempre in inglese e, se sei fortunato, anche in italiano. Alcune marche, non prodotte in Italia, hanno anche il supporto tecnico in inglese perciò, oltra che a capirlo, bisogna saperlo scrivere e parlare

ma il più importante è l’esperienza

consiglierei sempre di non iniziare da zero, ma di unirsi a chi fa questo lavoro da anni. Trovare le motivazioni dei malfunzionamento sporadico o dei falsi allarmi, è un’arte che si impara solo col tempo

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