Microfono selettivo GM31 – Seismic sensor alarm Marca: Cerberus Anno: 1985 Microfono a protezione scasso – Montabile su cassaforti o su muri tramite GMXP0 (ultima foto) Sensibilita su 4 soglie – Predisposto per cicalino di test Montabile con dispositivo copritoppa cassaforte GMXP3
Rivelatore di fumo analogico R930 (smoke detector) Tipo: analogico indirizzabile Fabbricazione: circa anno 1995 Ditta fabbricatrice: Cerberus (in seguito assorbita dalla Siemens intorno al 2000) Compatibile con le basi Z90MI – Centrali serie CS10 – Cerberus Certificazioni: EN54-7 LPC Vds FM Particolarità: Primo tentativo per Cerberus di sensore analogico. Controllava la sua efficienza e, se non rientrava nei parametri, comunicava un guasto alla centrale. Fino a 50 rivelatori su linea a due fili. Identico come forma al R936 più economico ma non analogico.
Particolare di un rivelatore di fumo DOT1151A-EX aperto. Si vede il sensore termico, la camera di analisi fumo protetta da una rete metallica. Il rivelatore è indirizzabile su linea interattiva con protezione Ex-i. Max linea 32 rivelatori(EN54)
Una delle prime barriere di rivelazione incendi è stata sicuramente la A2400 della Cerberus. Presente sul mercato già negli anni 80, il kit era composto da un ricevitore ed un trasmettitore. La copertura era di 100 metri ed esisteva già il dispositivo catarifrangente per permettere l’installazione dei collegamenti e fili solo da un lato della parete: chiaramente la portata era dimezzata a 50 metri. Studiata per essere installata sopra ad una centrale con linee convenzionali, prendeva alimentazione direttamente dalla linea. La linea alimentava sia il trasmettitore sia il ricevitore, riconoscibile ad occhi esperti dal led indicatore dello stato di allarme. Come potete vedere, era con struttura il metallo, lente in vetro e struttura dimessa a fuoco in bachelite. Si poteva settare la potenza del trasmettitore e ricevitore con ponticelli per adeguare la barriera alla distanza. Particolare da notare era la presenza del contatto di tamper, ora non più presente nelle barriere rivelazioni incendio. La motivazione è perchè con lo stesso progetto veniva prodotta anche la barriera antintrusione dove il tamper è obbligatorio. Aveva già le taratura di sensibilità a secondo della distanza di copertura, modificabile tramite ponticello fatto con un filo. La taratura ottica veniva effettuata tramite mirino ottico visibile tramite un forellino vicino alla lente. Li si doveva centrare il rispettivo sull’altra parete. Se ciò non bastava si agiva modificando i tappi di fissaggio nel retro che permettevano una leggera inclinazione. Poi per facilitare il tutto esisteva il dispositivo di taratura chiamate LEA1: una enorme lampada con 4 viti di fissaggio identiche a quelle del coperchio. Si fissava dall’atra parte e si iniziava a far lampeggiare permettendo di centrare il raggio dall’altra parte. Per eseguire la taratura si faceva un contunuo su e giù per le scale: Aveva anche un trimmer che si vedeva dal foro per la taratura elettrica del dispositivo. Dal terminale 5 col il tester bisognava ottenere una determinata tensione.
Molto approssimativo era il LED fissato sul coperchio del ricevitore per indicare lo stato di allarme del sensore. Collegato con due fili alla morsettiera permetteva la sosituzione in caso di rottura di rottura (era un comune diodo LED con tanto di resistenza di riduzione tensione. Praticamente indistruttibili, ancora oggi se ne possono trovare in giro funzionanti
Ecco uno dei primi estrattore di rivelatori di fumo FES5B Cerberus anni 70. Uno dei problemi tipico degli impianti antincendio è come sostituire tutti i rivelatori, soprattutto se posti a parecchi metri da terra. Invece di utilizzare la scala, Cerberus aveva ideato un dispositivo per montare e smontare i rivelatori in altezza con l’aiuto di una asta isolata per evitare eventuali folgarazioni in presenza di cavi elettrici scoperti. Considerando poi che la serie FES5B, oltre che a essere molto radioattiva, aveva un’alimentazione a 220 Volt in corrente continua, l’asta di garantiva un grado di sicurezza in più:
Erano vere opere di ingegnieria meccanica. Lo sgancio avveniva premendo il rivelatore contro lo zoccolo che rallentava la tenuta di tre dentini metallici posti nella parte svasata dell’estrattore
Il rivelatore era ad infilaggio diretto e non occorreva ruotarlo per fissarlo. Per toglierlo si scaricava la molla e i dentini permettevano di stringere il rivelatore e di smontarlo. Con l’asta sono personalmente riuscita a sfilare e rimontare rivelatori fino a 7 metri di altezza senza utilizzo di scale (solo un leggero male al collo a forza di stare a testa in su).
Anche per le serie successive, venne sempre studiato un dispositivo per smontare e montare rivelatori in altezza. Addirittura comparvero dei adattatori per zoccoli per adattare le vecchi basi ai nuovi rivelatori
Se adesso acquisti una centrale antincendio e sei un tipo fortunato ti ritrovi un pezzo di gommapiuma adesiva con due o tre fusibili. E’ il kit di materiale di ricambio che puoi contare al massimo. Anni fa non era così, forse anche perché le centrali avevano vari componenti facilmente deteriorabili. Aprendo la vecchia SFB della Cerberus ti trovavi una scatolina verde, con all’interno vari parti di ricambio Oltre ai classici fusibili di cui avevi una ampia scorta e scelta di valore, avevi la parte dedicata alla lampadine. I led ancora non c’erano e le lampadine, perennemente accese, facilmente si bruciavano
Notare che le lampadine erano del tipo speciale a doppio filamento, di diversa intensità. C’era quello illuminante, facilmente deteriorabile e quello sovradimensionato che si accendeva appena. Era una maggiore sicurezza. Visto che l’accensione poteva indicare un guasto o ancor più un incendio, non poteva NON ACCENDERSI. Se si bruciava il filamento illuminante, si riusciva a vedere lo stesso la segnalazione grazie alla leggera luce come una brace. Era compito del tecnico di manutenzione controllare che tutte le lampadine si accendessero, durante la visita di manutenzione. Questo serve anche a spiegare la funzione assai insolita che c’è ancor oggi di test lampade. Coi led ormai non capita più che una spia non funzioni ma a quei tempi si. Successivamente, con le altre centrali KB, create con l’esistenza dei transistor ma non ancora dei LED, sostituirono le lampadine con doppio filamento, assai costose perché particolari, con due lampadine accoppiate. Impossibile che si bruciassero tutte e due. Tornando alla scatola, completava la fornitura, il cacciavite per fissare i rivelatori perchè non si filassero a causa di urti.
Anni 70: uscivano i primi rivelatori di fumo a doppia camera di ionizzazione. C’era anche quelli ottici, ma costavano un sacco di soldi
Già si effettuava la rivelazione con linee a due fili, basate sul principio di linee collettiva bilanciata, che ancora adesso si utilizza per piccoli impianti. L’unica differenza è che oggi si utilizza una tensione standard di 24 Vdc, mantre allora si utilizzava la 220Vdc !!! Ho scritto bene….. 220 volt raddrizzati: sicuramente non c’erano cadute di tensione. I rivelatori utilizzavano l’elemente radioattivo: prima il RADIO con punte di 132 MicroCurie, col problema che decadeva in RADON che è un gas!!! Spargendoci nell’aria decadeva ancora una volta in RADON con isotopo minore posandosi qua e la per tutto l’edificio:
Poi si è passati all’Americio 241 più stabile e con radiazioni più deboli. Nonostante la leggera pericolosità, erano molto utilizzati perchè Oltre che a costare meno, avevano una sensibilità maggiore a tutti i tipi di fumo, compresi quelli covanti (invisibili all’occhio umano) La pericolosità della contaminazione c’era lo stesso e la paura è aumentata nel 86 con Cernobyl. In Italia sono state varate delle leggi rendendo obbligatori dei controlli che esasperavano i costi di mantenimento dell’impianto e la regolare manutenzione.
Le centrali SFB erano dei gioiellini: a valvole con gruppi di continuità a dinamo. Se cadeva la rete, entrava in funzione un motorino a 24 V che creava la 220 Vdc che serviva ad alimentare il sistema. Lo sportello reggeva il tutto e ruotando di permetteva di collegare i fili al’interno. Per garantire la tenuta e la rotazione, lo sportello era montato su cuscinette a sfere. Una vera opera di ingegneria. Centrali eterne, bastava cambiare dopo ogni 25000-30000 ore le valvole.
Vi sarete accorti che tutte le foto sono di una unica marca. A quei tempi CERBERUS era sinonimo di impianto di rivelazione fumi. Poi col passare del tempo, negli anni 80, si sono fatte avanti altre marche fino ad arrivare ad oggi che abbiamo una moltitudine di ditte che fanno sicurezza