Libera informazione sui sistemi di sicurezza

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AD2-C11: a old ASD with two pipes

This product is marked Siemens, but is of Wagner construction.
He was prepared with two intake pipes that ended on two high sensitivity smoke detectors
In the pictures you can see the detectors, circuit boards, the flow sensors in the pipes.
Self-calibrating with the push of a button. It could adapt to many manufacturers, replacing the smoke detectors.
With a quick change could work with one and the air tube was controlled by two sensors simultaneously

Tutorial: Piccoli trucchi per una buona manutenzione agli impianti di sicurezza

Sono ormai trenta anni che faccio manutenzione agli impianti di sicurezza. Col tempo ho consolidato una ottima tecnica di lavoro, fatta di esperienza e di qualche trucchetto per garantire al cliente una certa professionalità che si trasforma in fiducia.
La fiducia del cliente è basilare nel nostro lavoro: daresti le chiavi della porta di casa ad uno sconosciuto??
Prima di mettere le mani sulla centrale:
– Chiedere sempre al cliente, se nuovo, la documentazione lasciata in sua possesso dall’installatore. E’ un buon punto di partenza sapere su cosa si sta operando
– Fare una “fotografia” dello stato dell’impianto prima di lavorarci sopra. Se ci sono guasti evidenti, farlo notare subito al cliente. Ma non solo!! Finito il lavoro di manutenzione, accurarsi di lasciare l’impianto come è stato trovato, è un ottimo principio. Segnarsi sempre cosa si esclude per lavorare in modo da re-inserirlo al termine del lavoro

Controllo delle batterie
Per me, l’alimentazione di emergenza, tipicamente basate sulle batterie, è di estrema importanza. La batteria di tampone, dopo i 3 anni, ha la tendenza a guastarsi sempre nei giorni festivi con preferenza nelle festività e nel periodo di ferie!!!
Scherzi a parte, dopo i 3 anni di vita, sostituire TUTTE le batterie tampone da quelle di centrale a quelle dei dispositivi secondari (sirene, combinatori telefonici, ecc).
Cercare di convincere il cliente di cambiarle tutte insieme: il costo non è alto se fatto durante la visita di manutenzione, mentre si alza notevolmente se fatto di urgenza.
Cosa saggia è scrivere sopra le batterie la data di installazione, per permettere a chi fa la manutenzione, un giusto ricambio:
Nei nuovi impianti wireless, le batterie al nichel-cadmio sono garantite talvolta per 5 anni. Bisogna però ricordarsi che i sensori trasmettono ogni volta che si allarmano e vanno a riposo. Vuol dire che se il volumetrico è messo in zone di forte passaggio o un contatto su una porta di ingresso che siapre e si chiude in continuazione, raramente durerà per quel tempo.
TASSATIVAMENTE per gli impianti wireless. Cambiate tutte le batterie di tutti i sensori in una volta sola, per evitare continui ritorni sullo stesso impianto

Consistenza dell’impianto
Farsi un elenco del materiale installato. In caso di chiamate urgenti, sapere già su quale centrale si andrà ad operare e portarsi dietro qualche pezzo di ricambio compatibile, può essere utile:
Per impianti di grossa entità o di notevole importanza (ospedali, centri commerciali, fabbriche,ecc), convincere il cliente di procurarsi un po’ di componentistica di estrema importanza, soprattutto se la centrale non è più in produzione.

Farsi un backup del programma di centrale.
Era più problematico 20 anni fa che il programma si inseriva da tastiera e farsi una copia voleva dire trascrivere manualmente su carta tutti i valori dei passi di programmazione inseriti. Adesso è un file che si ottiene attaccando il computer alla centrale. Magari lasciare una copia al cliente, non avendo paura di lasciare aperta la prota alla ditte concorrenti. Ricordati che, per legge, il cliente può richiederti una copia del programma: è qualcosa che ha pagato.
Avere una copia vuol dire risparmio di tempo in caso di sprogrammazione della centrale, rottura della scheda CPU, mancanza di alimentazione con le batteria tampone esauste.

Verificare sempre la memoria eventi
Da questa si possono scoprire malfunzionamenti dell’impianto o guasti momentanei non rilevati dal cliente

Tutorial: Come pulire le tubazioni di aspirazione dei campionatori d’aria

Xtralis Vesda Laserscan

Uno dei principali problemi che si possono verificare in un sistema di rivelazione incendi a campionamento di aria è la diminuzione  del flusso d’aria dovuto alla parziale otturazione dei fori di prelievo dovuti alla polvere ambientale.
Questa diminuzione porta ad una segnalazione di guasto dell’apparecchiatura e un non rispetto dei parametri fissati nel progetto: facilmente si può alterare la classe di protezione degli ambienti e i tempi di risposta
In aiuto , esistono filtri d’aria nel sistema ma questi sono soltanto per proteggere il dispositivo laser di rivelazione.
In ogni modo la pulizia dei tubi e dei filtri viene citato anche dalla UNI11224:2019 come controllo obbligatorio nei punti 8.3.3.7 e 10.2.3.7


Procedimento consigliato
Per iniziare si spegne il dispositivo e si tolgono i tubi dall’apparecchiatura. Avvicinarsi ad ogni punto di prelievo e con uno spillo pulire il foro, facendo attenzione a non allargarlo (per i sistemi che prevedono fori calibrati in plastica pre-forata, se molto sporco, prevedere anche ogni 4-5 anni di sostituirlo).
Andare sui tubi e con un aspirapolvere, aspirare per qualche minuto all’interno del tubo.             

Molto comodo è assemblare alla fino dell’aspiratore, un giunto in modo da poter attaccare il tubo con maggior tenuta. Oltre a recuperare lo sporco interno provocato con la pulizia dei capillari, si svuotano i tubi da eventuali “clandestini” (ragni, insetti,ecc).
Successivamente occorre soffiare all’interno del tubo (esistono aspirapolveri che diventano anche soffiatori, in modo di fare tutto con un unico dispositivo).
Anche qui starci per qualche minuto.
Questa procedura andrebbe fatta almeno una volta all’anno, durante il normale giro di manutenzione oltre che a controllare l’integrità dei tubi e che ogni foro aspirante non abbia una otturazione interna.
A dimostrazione che tale manovra è utile, ho eseguito due misure di flusso prima e dopo la pulizia (foto in basso)
Come vedete il flusso è notevolmente migliorato.
Inoltre aiuta nell’aumentare la vita del motorino di aspirazione.
(vedi foto . Posizionati a protezione uffici)

Motorino aspirazione aperto dopo 10 anni di uso


Ricordarsi di re-inserire i tubi nel dispositivo (facendo cura a non far cadere polvere nel foro aspirante)e ripristinare l’alimentazione.
Negli impianti fatti a regola d’arte viene inserito, poco prima dell’ingresso del tubo nel campionatore, un sezionatore: questo aiuta notevolmente i tecnici nello sfilaggio del tubo, soprattutto nei spazi più disperati come controsoffitti e sottopavimenti.

Xtralis Vesda Laserscan: Scopriamo come è fatta

Xtralis Vesda Laserscan

Xtralis Vesda Laserscan: è un sistema di rivelazione fumi a campionamento d’aria su 4 tubi con la possibilità di scansionare gli ingressi ed identificare su quale arriva il fumo. Vediamo un po’ come è fatta dentro.
Ormai sostituita dai modelli nuovi Vesda E, rimane una ottima macchina

Aperta si riesce ad identificare la scheda di alimentazione in/out e la scheda di controllo coperta da una protezione di cartone per proteggierla da cortocircuiti con lo schermo metallico per evitare disturbi magnetici (si vede molto bene nella parte del coperchio)
7 rele di uscita programmabili. Tutto ben dislocato ma potevano adottare dei morsetti migliori: difficili da staccare e col serrafilo in verticale non facilita la tenuta del cavo. Connettore SVGA per tastiera di programmazione. Altra piccola pecca: bisogna acquistarla a caro prezzo
Doppia alimentazione e connettori del VesdaNet, sistema di comunicazione seriale per mettere insieme le centrali e farle comunicare con sistema di supervisione.

Purtroppo questo protocollo di comunicazione è proprietari e non viene pubblicato.

Sotto la scheda di controllo si vede la ventola aspirante, parte del sistema di rivelazione laser e la zona del filtro aria in basso a destra (filtro rimosso). Qui l’aria aspirata viene filtrata e una piccola parte viene mandata dentro la camera ldi analisi attraverso i tubi neri. Abbiamo così una doppia protezione: pulizia dalle polveri d’ambiente e una riduzione dell’aria che provoca maggiori possibilità di danneggiamento del laser.
Un sistema a tempo impostabili sentenzia il cambio del filtro, segnalata dal guasto di centrale

Tutti i connettori di collegamento fra scheda di controllo e gli altri componenti sono segnati e terminati con connettori diversi uno dal’altro per evitare errori

Smontato la ventola aspirante e il laser si intravede lo chassis e il gruppo scanner dei tubi. Elemento importante dove risiedono i motorini di chiusura farfalla dei tubi e i dispositivi di controllo flusso dell’aria a variazione resistivo

La sua modularità permette di sostuire i sui componenti soggetti ad usura (laser e motore aspirante) con estrema semplicità.
Purtroppo questo gruppo scanner non può essere sostituito: se avete guasti dovuti a scannerizzazione dei tubi e sul controllo del flusso occorre per forza smontare il sistema e mandarlo a riparare.
E qui un altro punto negativo: aspettatevi una lunga attesa che varia dai due ai cinque mesi.

Ora non rimane altro che rimontarla come era inizialmente

Sistemi di rivelazione fumi a campionamento aria

I sistemi di rivelazione fumi a campionamento aria sono sicuramente una branchia in via di espansione e in via di continua innovazione. Da quando uscirono i primi sistemi di campionamento negli anni 90 ad oggi, i dispositivi sono passati da qualcosa di empirico e autoprogettato a qualcosa di standard e normalizzato dalla EN54-20.
Concetto di funzionamento
Il concetto è semplicissimo. Prelevare forzatamente dell’aria da un ambiante, analizzarlo e vedere se c’è presenza di fumo. Questa forzatura può essere dovuta a differenze di pressione naturali (campionamento in canale d’aria) o forzate da motori aspiranti.
La presenza di fumo viene rilevata o da normali rivelatori di fumo (tipico dei primi) o da sensori a raggi laser. Quest’ultimi riescono ad ottenere un grado di sensibilità notevolmente piu alto dei primi.
Progettazione
Mentre quello da canale aria esce già completo di tutto (vedi foto in alto), dalla camera al tubo di prelievo da montare all’interno del condotto ventilante, il secondo necessità di una tubazione con determinati fori di prelievo a distanza e diametro prestabilito. Lo standard vuole che si adotti un tubo color rosso di diametro esterno da 25 mm.  Con un apposito tools di calcolo, si progetta una tubazione che garantisce un ugual prelievo d’aria per ogni foro anche se posto a differenza distanza dal motorino aspirante.

KONICA MINOLTA DIGITAL CAMERA

Possono essere montati anche dei capillari per fare un punto di prelievo in ambiente con foro nel controsoffitto e tubazione nella parte alta nascosta, rendendo i punti di rilevazione quasi invisibili.
La camera ha all’interno un sensore di flusso dell’aria per poter generare un guasto nel caso che un foro si tappi (calo del flusso) o se la tubazione si rompa (aumento del flusso). Inoltre la velocità di aspirazione dell’aria e la lunghezza del tubo determinano il tempo di trasporto del fumo, cioè dopo quanto tempo viene rilevato l’incendio. Questo non può superare i 120 secondi. Su questa base sono poi nati diversi miglioramenti a secondo delle marche di produzioni. Mi azzardo ad affermare che le case costruttrici leader del mercato non sono molte. Posso citare Xtralis, Wagner, Siemens e poche altre, ognuna con caratteristiche diverse.
La Wagner garantisce per certe macchine l’identificazione del punto dove rileva il fumo (grazie ad una pompa che inverte il fumo). Anche Xtralis riesce a farlo ma usando un sistema di prelievo a capillari (tubini di diametro 6) che al momento di presenza fumo vengono analizzati separatamente. SIemens garantisce una maggiore discriminazione dei falsi allarmi grazie all’utilizzo di due laser di diverso colore (rosso e blu) che identificherebbero la polvere dal fumo:
Accessori
Filtri per l’aria. Pompe invertenti per la pulizia dei fori. Dispositivi per la condensa. Sistemi per la rivelazione dei gas infiammabili.
Vantaggi
Maggior sensibilità. Meno stesura dei cavi. Facilità nelle prove di manutenzione soprattutto nelle zone difficili come controsoffitti e sottopavimenti. Meno componenti soggetti a rottura (difficilmente un tubo si rompe)
Svantaggi
Usura del motorino aspirante. Sporcizia del tubo e intasamento dei fori aspiranti dovuti anche alla normale polvere ambientale. Costo dei pezzi di ricambio alti

TVCC: in continua evoluzione

Il mondo del tvcc è un mercato in continua evoluzione. Negli anni 70 gli impianti erano completamente diversi da quelli di adesso e mai si sarebbe pensato ad una evoluzione del genere.
Innanzitutto era un mercato di élite, per pochi visto i costi delle apparecchiature e della manutenzione.
Le prime telecamere, se non erano cineprese a pellicola 8 mm azionata in caso di necessità, erano a tubo vidicon e newicon

.


Poche erano le marche esistenti e il mercato era tipicamente bancario.
Avevano prezzi folli e periodicamente andava cambiato il tubo che si esauriva.
Anche i monitor andava cambiati spesso soprattutto per evitare l’effetto memoria: il tubo catodico riproducendo la stessa immagine si “incideva” e al passaggio di una persona sembrava un fantasma.
Poi c’era il problema di sincronizzare le immagini, altrimenti al passaggio da una telecamera all’altra aveva lo scrolling dell’immagine con una barra nera sullo schermo.
Questa alterava soprattutto la videoregistrazione. A quei tempi esistevano videoregistratori Time Lapse, ovvero che registavano fotogramma per fotogramma dilaniato nel tempo, permettendo con una cassetta VHS di arrivavare fino a 240 ore.
Altri sistemi tipo quello di marca Comerson, permettevono la videoregistrazione contemporanea in un cassetta VHS di parecchie telecamere, un fotogramma alla volta.
Poi, per visionarla, sistemi appositi ti facevano vedere solo la telecamere scelta, scartando le altre immagini e permettendo la visuale continua a un frame al secondo.
Poi dalle fine anni 90, ci fu una continua evoluzione. Dal tubo si passo al cmos e al CCD. Dai sistemi di videoregistrazione a nastro a sistemi digitali su hard-disk, redendo superfluo il sincronismo. La trasmissione delle immagini passo dl videolento che andava al massimo a 56k su linea telefonica (un frame a bassa risoluzione ogni 5 minuti) alla ISDN per poi passare su Internet che attualmente, visto i sistemi di compressione video (H.264), sono in tempo reale.
Poi, nel 1996, ci fu una rivoluzione.

La ditta Axis ebbe la pazza idea di costruire la prima telecamere di rete del mondo.
Da qui si apri un mondo nuovo. Si passo da una immagine con definizione irrisoria di un centinaio di punti per riga fino ad immagini da 8 -10 Megapixel. Una definizione notevolemnete maggiore delle 500 linee che ti permetteva la telecamere analogica. Poi essendo già in formato digitale, permetteva una più veloce compressione del flusso video e una rapida videoregistrazione nei sitemi digitali.
E permetteva anche di accettare movimenti delle dome, trasmissioni dell’audio, messa a fuoco e zoom. Tutto semplicemente via rete senza cavi aggiuntivi.
Non serve più alimentazione. Con dispositivi POE non occorre piu aggiungere il cavo di alimentazione. E neppure la rete!! Basta un sistema WI-FI
Così, nel giro di poco, il tecnico TVCC dovette trasformarsi da un esperto di ottica e elettronica in un esperto di reti, wireless, trasmissioni dati e informatico.
Attualmente sono riusciti a trasformare i sistemi analogici in HD: molto più semplice da installare e con una buona definizione ma non riesce ad arrivare ai livelli di evoluzione delle telecamere IP.
Gli ultimi studi hanno evoluto la elaborazione delle immagini fino ai primi dati che escono da CCD: viene modificato fino ad ottenere immagini con alta definizione con poca luce oppure una precisione nei controluce incredibile. Meglio che l’occhio umano.

DUR413: doppia tecnologia infrarossi – ultrasuoni

Rivelatore volumetrico DUR413: doppia tecnologia a infrarossi e ultrasuoni.
La caratteristica del sensore è l’utilizzo della tecnologia degli ultrasuoni.
Sviluppata negli anni 90 a risposta della suddetta pericolosità delle micronde, utilizza sempre il principio dell’effetto doppler per il funzionamento.
Avevo un campo ridotto a 7-8 metri di azione.
Dichiarava una elaborazione tra segnale da infrarosso e segnale da ultrasuono tramite parametri memorizzati che permettevano di discriminare falsi allarmi senza discriminare la sensibilità.
era di più di una semplice doppia tecnologia che segnala allarme se entrambe le tecnologie sono in attivo.
Aveva anche il sistema antimascheramento tramite due led messi perpendicolari alla lente di ricezione infrarossi.
Altro particolare era la lente sfaccettata di colore nero, intercambiabile per trasformare il rivelatore in su sensore tenda

MZ2424 : Primi sistemi a campionamento aria

MZ2424 : Primi sistemi a campionamento aria

Negli anni 90 uscirono i primi sistemi di rivelazione fumi a campionamento aria.
La Cerberus Guinard mise in commercio questa centralina chiamata MZ2424: aveva tubi portanti da 32 a 40 millimetri di diametro bucherellati a distanza tale da coprire la stanza come fossero dei rivelatori puntiformi.
La ventola aspirava l’aria e questa veniva fatta passare attraverso i rivelatori ottici collegati sotto una centrale di rivelazione incendi ( in questo caso la CZ10)
Già a quei tempi, l’elettronica controllava attraverso dei sensori di flusso posizionati alla fine del tubo che  il flusso rimanesse costante: un otturamento dei tubi o una rottura del tubo veniva prontamente segnalato alla centrale rivelazione incendio tramite degli ingressi appositi presenti nella base del rivelatore.

La regolazione veniva eseguita agendo sui dei trimmer e utilizzando il voltmetro sui puntali rossi-neri visibili in foto. Chiaramente la regolazione variava a secondo della quantità di fori fatti e dalla lunghezza del tubo.

Esisteva già allora la tecnologia a raggio laser ma con costi proibitivi. Provato e comparato alla rilevazione con i tradizionali rivelatori puntiformi, i tempi di risposta erano notevolmente minori rispetto alla rivelazione tradizionale.

La ventola era sovradimensionata rispetto quella di oggi e funzionante con alimentazione a 220 Vac. L’aspirazione era talmente forte che per togliere il coperchio dove erano contenuti i rivelatori, bisognava togliere tensione e fermare la ventilazione.

Già allora esistevano particolari kit per il filtraggio dell’aria e scatole con altri rivelatori per individuare il ramo dove proveniva il fumo. Praticamente avevano già tutto quello che hanno i rivelatori di campionamento di oggi. Chiaramente oggi la tecnologia laser si è abbassata di prezzo e le dimensioni sono notevolmente diminuite. Certamente quelle di una volta non avevano problemi di tempi di trasporto: con la potenza di aspirazione di quelle ventole non raggiungeva tempi superiori ai 30 secondi.

La centrale veviva già fornita di tutto il cablaggio interno (fili blu in foto). Mancavano solo i rivelatori.

Erano macchine grossolane e sperimentali. Sicuramente non sarebbero passate alla certificazione EN54.
Erano le precursori di una tecnologia nata negli anni 80 e che si sarebbe sviluppata nei successivi anni fino ad oggi.

Sembrava essere un volumetrico, ma…………

Smantellando un vecchio impianto, mi è capitato di trovare questo strano sensore. Al primo colpo d’occhio, sembrava essere un volumetrico doppia tecnologia, ma mi ha destato curiosità quel strano puntino nella zona alta della micronda.
Procedendo con l’apertura, ho scoperto una dei primi tentativo di celare telecamere nascoste all’interno di sensori camuffati.
La telecamera integrata celava anche un microfono ambientale ed era collegata ad un videoregistratore.

Quando l’infrarosso percepiva presenza di persone, attivava la videoregistrazione video e audio dell’ambiente. Il videoregistratore era ancora un modello a nastro magnetico time-lapse a lunghi tempi di registrazione: questa tecnologia è scomparsa con la nascita dei nuovi sistemi digitali.
Un dispositivo utile ma facilmente individuabile: oltre al foro visibile, questo risulta evidenziato da un alone dovuto al calore emesso dalla telecamera. Probabilmente le persone non esperte potevano non accorgersene di questo particolare e lo strumento effettuava il suo lavoro poco lecito di controllore.
Dico “poco lecito” perché in Italia non sono ammessi controlli e le registrazioni devono obbligatoriamente sottostare alle attuali leggi sulla privacy italiane.
Di sicuro venne installato quando queste leggi non erano ancora in vigore.

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