Libera informazione sui sistemi di sicurezza

Categoria: Antintrusione (Pagina 1 di 2)

Impianto antintrusione: bisogna pagare un canone di abbonamento?

Ma tutti gli impianti antintrusione necessitano di un canone di abbonamento?
La risposta è No.
Casomai, per tua maggior sicurezza, puoi aggiungere ulteriori servizi a pagamento, ma non obbligatori.
Analizziamo il problema.

Cosa è un impianto antintrusione.

Un impianto antintrusione è un sistema indipendente per segnalare eventuali effrazioni nelle zone dove è stato installato.
INDIPENDENTE perché deve funzionare sempre, anche se momentaneamente è scollegato dal mondo esterno.
Non deve essere soggetto a canoni di manutenzione per funzionare e, soprattutto, è di proprietà di chi lo compra e se lo fa installare.
Però il sistema deve comunicare l’avvenuta presunta effrazione. La decisione viene fatta da chi lo acquista.
Può scegliere di essere lui il diretto responsabile a ricevere gli allarmi o può scegliere istituti di vigilanza in grado di vendere questo servizio.
La scelta deve essere svincolata dall’impianto che deve essere fatto in modo di poter modificare il ricevente finale degli allarmi.
Chiaramente più sono alti i valori da proteggere, maggiore deve essere lo studio della giusta trasmissione degli allarmi.
Un altro fattore è importante: come per l’acquisto di un auto devi prevedere le spese anche dei tagliandi di controllo, anche per l’impianto antintrusione devi prevedere un controllo almeno annuale.
Controllo batterie, funzionamento sensori, controllo trasmissione allarmi, ecc.
Se acquisti un impianto indipendente puoi scegliere se cambiare l’installatore per mancanza di fiducia o lentezza dei servizi. Informati primo dell’acquisto e fatti consegnare tutti i codici del tuo sistema per poter essere completamente svincolato.

Rimani sempre aperto a varie possibilità..

Se acquisti un impianto intrusione indipendente, sei libero di scegliere con chi collegarlo.
Hai la possibilità, se non contento, di cambiare con altri fornitori del servizio.
Attento anche ai servizi di vigilanza che ti garantiscono la gestione degli allarmi ricevuti dal tuo sistema: esiste una certificazione per gli istituti di vigilanza che è la UNI10891.
Se devi scegliere, scegli almeno un istituto certificato, sinonimo di affidabilità.

Wireless o cablato? Quale antifurto è meglio?

Wireless o cablato? Quale antifurto è meglio?
Sono due grandi domande che chi affronta l’acquisto di un sistema antifurto deve porsi.
La risposta più scontata è: DIPENDE.
Vediamo il perché, analizzando i vantaggi e pregi di queste tecnologie.

Wireless ( o via radio o senza fili)

Vantaggi:
* facile e rapido da installare perché non richiede l’installazione di cavi e canaline verso i rivelatori
* miglior impatto visivo che risulta meno invadente sempre per il motivo sopra indicato
* economico nell’installazione perché non richiede la stesura di molti cavi
Svantaggi:
* rivelatori meno performanti e specialistici per risparmio consumo della batteria
* per ampliamento si è legati ad una marca, la stessa della centrale
* sostituzione periodica delle batterie che varia da sensore a sensore a secondo dell’utilizzo
* campo limitato di utilizzo a seconda anche dello spessore e tipologia dei muri.
* possibilità di influenza di campi magnetici esteri mirati (jamming)

Cablato
La linea bilanciata

Vantaggi:
* installazione più complessa e articolata perché richiede la stesura di cavi
* il montaggio di canaline può essere vistoso e poco gradevoli (se non esiste predisposizione impianto con tubi corrugati interni a muro)
* esente da problemi di jamming
* Possibilità di variare con sensori di diverse marche e al top delle diverse tecnologie
Svantaggi:
* possibilità di svariare con diverse marche con il top delle tecnologie
* meno batterie da sostituire
* in caso di guasto batteria non perdi l’uso di alcun rivelatore (se rimane l’alimentazione primaria a 220Vac)
* se non installato bene, possibilità di oscurare l’impianto con l’intercettazione dei cavi, se non si utilizzano tecnologia via bus
* costo più elevato, soprattutto per installazione
* installazione più lunga

Conclusione

Esaminando questi punti bisogna si potrebbe arrivare a delle conclusioni
Per impianti tipici da appartamenti medio piccoli è meglio utilizzare un wireless (impatto visivo, semplicità)
Per gli impianti medio grossi o a protezione di alti valori economici è meglio affidarsi al cablato e soprattutto con l’installazione eseguita da professionisti.

Esistono anche impianti ibridi (una parte wireless e una parte cablata) per la risoluzione di diverse problematiche, ma anche qui è meglio affidarsi a chi installa per professione.

Inseritori impianto antintrusione: sono sicuri?

Una domanda da meditarci sopra è sicuramente se gli inseritori dell’impianto antintrusione è sicuro oppure no.
Dato per definizione è che l’inseritore è quel dispositivo che semplifica l’inserimento e disinserimento dell’impianto di allarme, permettendo questa azione da un dispositivo remoto.
Direi che esistono molti tipi (più o meno comodi) che si sono evoluti con la tecnologia della centrale.
Esaminiamoli uno a uno, cronologicamente parlando

Tastiera remota

Il classico pannello remoto che gestisce l’intera centrale. Può essere messo anche a distanza tramite collegamento via bus digitale. Permette accesso tramite codice o chiave o tag. Solitamente all’interno della zona protetta perché punto nevralgico e soprattutto perché, se non protetto da appositi contenitori, non è resistente all’acqua e alle intemperie e facilmente danneggiabile con alti costi di riparazione

Chiave elettronica

Dispositivo piccolo, come un interruttore elettrico di casa, che permette di collegarsi ad una chiave elettronica che al contatto inserisce e disinserisce l’impianto. Con l’ausilio di led disposti sul dispositivo o sulla chiave, permette di vedere lo stato di inserimento dell’impianto e l’esito della azione richiesta.
Può essere messo all’esterno perché resistenti alle intemperie, difficilmente danneggiarli e con costi assai bassi.
inseritore
I primi modelli (anni 80) di tipo resistivo, erano di facile copiatura o manomissione. Se veniva perso, dovevi cambiare tutte le chiavi.
Gli ultimi modelli a chiave univoca sono più sicuri e permette, in caso di perdita, di mantenere valide le altre chiavi.
Facili e leggere, si possono mettere insieme alle altri chiavi nel portachiavi di casa

Tag o badge a prossimità

Simile alla chiave elettronica, può avere anche il formato di carta di credito.
Esistono vari modelli e tecnologie di carta, più o meno sicuri alla duplicazione.
Infatti esistono anche dispositivi trovabili su internet che, a secondo della tecnologia, possono duplicare in pochissimo tempo con il solo contatto e emulare il badge sull’inseritore. Da prove personalmente fatte, sono riuscito a duplicarne molti in meno di tre secondi.

TAG controllo accessi
Perciò bisognerebbe evitare le prime tecnologia (125 Khz) e passare ad altri modelli (13 Mghz) magari criptati e difficilmente duplicabili senza chiave di decodifica.
Per aumentare la sicurezza al massimo, bisognerebbe adottare anche la tastiera numerica per introduzione di un pin di convalida.
Per eccesso, è meglio la tecnologia più datata dell’inseritore perché si è “meno” evoluta la ricerca della duplicazione o hackeraggio

Trasmettitore a distanza

Sono piccoli trasmettitori via radio grandi come portachiavi, solitamente a frequenza 433 Mghz. Hanno il vantaggio che non necessita dispositivi esterni per effettuare l’inserimento, per il vasto campo d’azione anche attraverso i muri. (sui 80 metri a campo aperto, 20 metri con muri).
Anche per questi sono presenti in mercato dispositivi che riescono a copiare il codice emesso, senza neanche uno stretto contatto come il precedente per i tag.
Ma per questo difetto, ha sopperito la tecnologia, introducendo il rolling code.
Consiste nel trasmettere sempre codici diversi, in modo che una eventuale copiatura permette l’utilizzo per brevissimo tempo, garantendo la sicurezza. (perciò particolare attenzione sulla richiesta di questa tecnologia.)
Il problema è sapere se l’impianto è inserito o disinserito. Per questo viene spesso utilizzato una serie di led sulla sirena che ti indicano lo stato e brevi suoi della sirena (questi evitano involontari azionamenti del telecomando mentre ti allontani).
Sul funzionamento, esistono varie teorie. Lasciare questi led sempre funzionanti o per brevi istanti dopo la ricezione del segnale.
Il primo ti da sempre lo stato dell’impianto, ma lo rende noto anche ad eventuali ladri.
Il secondo potrebbe farti inserire l’impianto mentre tu lo volevi disinserire, perché non sei a conoscenza dello stato. Io preferisco il secondo anche perché se inserisci per errore, te ne accorgi e lo disinserisci velocemente

Cloud o via internet

La tecnologia fa passi enormi e oggi di permette di collegare il tuo impianto su internet e renderlo visibile e gestibile al tuo telefonino tramite accesso ad internet mediante sistemi cloud.
Comodissimi, soprattutto se associato a telecamere ambientali, risulta però esposto ad hacker sulla rete.
Anche se questi sistemi sono portati alla massima sicurezza con password, doppio riconoscimento, sono comunque esposti ad una possibile violazione.
Dipende sempre cosa si vuole proteggere

IR10 Volumetrico ad infrarosso Cerberus (Alarmcom IP315)

Il rivelatore volumetrico ad infrarosso Cerberus IR10 (o AlarmCom IP 350) è di fabbricazione anni 80 – 90.
Molto sensibile ed esente da falsi allarmi aveva varie particolarità.
Una delle peggiori era la dimensione: chiedeva uno spazio di circa 15 cm per 10.
Il tutto per coprire la fantastica lente concentratrice dei segnali infrarossi che riceveva dal campo

Adesso non si vede più una tecnologia simile, sostituita da lenti fresnel più economiche.
Aveva dei comandi difficilmente trovabile su quelli di oggi come la posizione di impianto disinserito, che spegneva completamente il LED di allarme. (forse presente in quelli via bus). O anche il comando di comando per il 40% di sensibilità:
Notare la chiave di fissaggio della lente. Infatti questa poteva ruotare in basso e ai lati per permettere un migliore orientamento:
Tipico i collegamenti a morsetti a pressione e incastro scheda estraibile. In caso di guasto, si sostituiva solo la parte interna.
Ottimo apparato sostituiva IR71 più economico e meno performante.

Negli anni 80 – 90 gli stessi rivelatori venivano commercializzati da de ditte differenti: una per l’installazione dei sistemi direttamente dai tecnici Cerberus e un’altra per gli installatori esterni (AlarmCom).
Cambiava solo nome e ditta fornitrice.

RS 485: connessione seriale standard

Appena si vuole ampliare la centrale antifurto o di sicurezza , si collegano interfacce col cosiddetto BUS di comunicazione. Non solo: anche le tastiere, le sirene, gli inseritori vengono collegati tutti in questo bus formato tipicamente da 4 fili: due dati e due di alimentazione.
Questo tipo di connessione è tipicamente una connessione RS 485, o una leggera variante customizzata dalle varie ditte.
Più precisamente una EIA RS 485 Half duplex.
Conoscendo le caratteristiche principali, i pregi e i problemi che possono sorgere per una errata installazione, si possono risolvere

molti problemi.
Attraverso questo bus passano molte informazioni del sistema e se il collegamento è perfetto e senza disturbi, tutti i pacchetti arrivano perfettamente a destinazione senza creare guasti o falsi allarmi.
Per vedere se il bus della tua centrale è un RS485, se non dichiarato dalla casa costruttrice, lo puoi riconoscere dalla presenza tipica di questo integrato (MAX 485) o similare. I vecchi impianti li montavano su zoccolo perché fragili, dovendo filtrare tutto quello che arrivava dal campo ed era più facile sostituirli.
Il concetto di comunicazione è semplice: la differenza tra la tensione presente sui due fili costituisce il dato in transito. Una polarità indica un livello logico 1, quella inversa indica il livello logico 0. La differenza di potenziale deve essere di almeno 0,2 V per un’operazione valida, ma qualsiasi tensione compresa tra +12 V e −7 V permette il corretto funzionamento del ricevitore.

PREGI

– Lunghezza del bus: arriva a fare fino a 1200 metri e può essere aumentata attraverso dei repeater.
– Semplicità di collegamento: 2 fili con terra (non obbligatoria ma permette di filtrare i disturbi da correnti indotte

PARTICOLARITA’ DA RISPETTARE

– Per avere la massima lunghezza deve essere lineare; il cosidetto “entra e esci”. In caso obbligato di una configurazione a stella, viene ridotta notevolmente la lungheza di azione (dimezzata se no di più)
– Per avere il miglior trasferimento di energia, deve essere bilanciata l’inizio e la fine con una resistenza tipicamente di 120 ohm. L’inizio non deve essere obbligatoriamente in centrale: si può partire con due rami distinti e in fondo mettere la resistenza. Solitamente queste resistenze sono integrate con le interfaccie di comunicazione: un dipswitch permette di inserirla o escluderla a seconda della posizione del bus
– Ogni interfaccia (o Device) deve avere una numerazione per distiguerla dalle altre. Il master (che di solito è la centrale) indirizza la comunicazione attraverso un numero per specificare che deve ricevere il messaggio o riceve un segnale con un numero che identifica il device di provenienza. La numerazione può essere definita manualmente agendo su dipswitch o rotori montati sul device (de definire precedentemente su carta), oppure la casa costruttrice battezza un numero sequenziale univoco ed ogni device ha un numero diverso dagli altri. Esiste un terzo sitema che è l’autonumerazione sequenziale, ma ultimamente è poco utilizzato. ATTENZIONE: un numero doppio sulla linea crea problemi e malfunzionamenti. Bisogna stare attenti, soprattutto con i modelli a settaggio manuale.
– Schermatura. Anche se non obbligatoria, è fortemente consigliata per lunghi tratti o passaggi attraverso locali con forti campi magnetici. Non fare l’errore del cosidetto anello di massa. Le schermature devono essere sempre con un collegamento lineare o stub, mai a loop
– Pulizia del segnale. Trattasi di un segnale che per essere “leggibile” deve essere il più pulito possibile. Se si hanno lunghe tratte di cavi, controllare se i valori resistivi e capacitativi sono dentro i termini di funzionamento indicato dalle case costruttrici. Per aumentare la sezione, non utilizzate il raddoppio del cavo: così facendo si cala il valore resistivo ma si aumenta notevolmente quello capacitativo.

CONCLUSIONE

Questi dettagli sono utili soprattutto con i nuovi sistemi che hanno collegati su questo bus dei dispositivi sempre più complessi e che hanno bisogno di più informazioni. Per fare ciò, è aumentata la velocità di dialogo tra device, richiedendo una maggior pulizia dei dati

Per correttezza esiste anche il collegamento Full-Duplex, a quattro fili, ma raramente utilizzato nel campo della sicurezza

Protocolli di comunicazione per centralizzazione allarmi (SCADA, DCS, BMS)

Per coprire la forte richiesta di comunicazione fra i vari impianti e postazioni di lavoro e gestioni delle segnalazione di allarmi e guasti, sono stati elaborati vari protocolli di comunicazione standard con i quali i vari dispositivi comunicano, anche se appartenenti ad ambienti e case costruttrici diversi.

LonWorks – (Lon Talk):

Sviluppato dalla Echelon Corporation, permette facilmente di far comunicare i dispositivi utilizzando molti tipi di connessioni fisiche dal doppino fino a TCI/IP. Diventato standard internazionale ISO/IEC 14908. Utilizzato nella automazione degli edifici dall’antintrusione alla illuminazione, passando per il condizionamento e riscaldamento. Nata negli anni 80, ha vari punti a suo favore, dal collegamento tipico su doppino non polarizzato molto economico alle alte possibilità di comunicazione

ModBus

Creato dalla Modicon (ora gruppo Schneider Electric), è un protocollo nato inizialmente per la comunicazione dei PLC su due tipi diconnessione: seriale su RS485 o RS232 e ethernet). Poi esteso a molteplici tipi di dispositivi
Ad ogni dispositivo viene assegnato un indirizzo unico e questa potrà comunicare con un indirizzo preso come master. Tutti i pacchetti di comunicazione hanno informazioni di controllo per assicurare l’esattezza del messaggio

Bacnet:

BACnet è un protocollo di comunicazione per reti di Building Automation and Control (BAC) che sfruttano il protocollo standard ASHRAE, ANSI e ISO 16484-5. Protocollo di interscambio dati “aperto”, senza alcun proprietario né diritto di utilizzo particolarmente impiegato nelle applicazione di regolazione e controllo degli impianti meccanici di riscaldamento, condizionamento e trattamento aria.

ONVIF (Open Network Video Interface Forum)

Protocollo di comunicazione standard per quanto riguarda il campo del TVCC digitale e il controllo accessi. Nata nel 2008 da Axis Communications, Bosch Security Systems e Sony Corporation, con l’obiettivo di accelerare l’adozione della tecnologia IP mediante la diffusione di uno standard globale e indipendente per le interfacce di rete.
Idea geniale perché rapidamente hanno aderito in poco tempo più di 40 ditte produttrici quali ASSA Abloy, Canon, Cisco, Dahua Technology, Hanwha Techwin (già Samsung Techwin), Hikvision, Panasonic, Pelco by Schneider Electric, Sunell, LG, Milestone.

CEI-ABI:

Protocollo nato nel 1979 per richiesta di ABI (Associazione Bancaria Italiana) che richiese ai principali fornitori di progettare un protocollo pubblico bi-direzionale e protetto.
Questo permette di gestire gli allarmi con un unico sistema di gestione pur comunicando con impianti di diverse marche

KNX –

Protocollo di comunicazione standard (EN50090 – EN13321-1 – ISO/IEC 14543). Uno dei punti di forza del sistema KNX, è che qualsiasi prodotto etichettato con questo marchio non è una semplice dichiarazione del produttore, ma si basa su prove di conformità effettuate dai laboratori di KNX. Durante questi test, si verifica non solo che il dispositivo supporti il protocollo KNX, ma che i suoi dati utili siano codificati secondo i tipi di dati standardizzati KNX. Ciò permette di realizzare impianti funzionanti anche mediante la combinazione di dispositivi di produttori diversi.

OPCserver

Nel 1995 alcune aziende (Fisher-Rosemount, Rockwell Software, Opto 22, Intellution, and Intuitive Technology) crearono un gruppo di lavoro per definire uno standard di interoperabilità tra prodotti dedicati all’automazione industriale.
Basato sul concetto di client-server, questo permette ai sistemi di supervisione di comunicare con i dispositivi in campo con un definito protocollo di comunicazione, garantito dalla fondazione che sorveglia e definisce lo standard ( OPC Foundation).
Le ditte che aderiscono devono seguire e rendere pubblico questo protocollo.
Le specifiche OPC si basano sulle tecnologie di Microsoft Windows: OLE, COM e DCOM.

DNP3 (Distributed Network Protocol):
DNP3 è un insieme di protocolli di comunicazione specificamente progettato per l’automazione di sistemi di controllo distribuiti, come quelli utilizzati nei settori dell’energia e delle utilities. DNP3 offre funzionalità avanzate per la comunicazione affidabile tra dispositivi SCADA, come il recupero automatico in caso di interruzioni di comunicazione e la gestione di grandi volumi di dati. È progettato per supportare reti di comunicazione eterogenee e può essere utilizzato sia su reti seriali che su reti basate su IP.

PROFIBUS:

è un protocollo di comunicazione utilizzato principalmente nell’automazione industriale. Esistono due varianti principali di PROFIBUS: PROFIBUS-DP (Decentralized Periphery) e PROFIBUS-PA (Process Automation). PROFIBUS-DP viene utilizzato per la comunicazione ad alta velocità tra dispositivi di campo e unità di controllo, mentre PROFIBUS-PA è progettato specificamente per l’automazione dei processi e supporta la comunicazione in ambienti intrinsecamente sicuri.

IEC 60870-5,

uno standard utilizzato sul mercato europeo per la trasmissione di dati tra diversi sistemi SCADA.

Per finire esistono protocolli di comunicazioni elaborati da grosse ditte costruttrici come Siemens, Omron, Mitsubishi, ecc

La linea bilanciata (singolo, doppio o triplo)

La linea bilanciata (singolo bilanciamento, doppio bilanciamento, triplo bilanciamento) è spesso usata nella sicurezza, e non solo nell’antintrusione.
Questa permette di proteggere la linea da eventuali tentativi di sabotaggio come cortocircuiti o tagli, creati involontariamente o volontariamente.
Nel caso di impianti antintrusione un cortocircuito e un taglio viene gestito dalla centrale come manomissione e negli impianti rivelazione incendi come guasti.

LA LINEA A SINGOLO, DOPPIO O TRIPLO BILANCIAMENTO NELL’ANTINTRUSIONE


Questo concetto permette un ottimo grado di sicurezza, con un basso costo, collegando delle resistenze di valore ohmico predeterminato sui contatti all’interno del dispositivo.
Anche se il grado di sicurezza può essere aumentato con i dispositivi direttamente su bus, questo sistema è difficilmente sabotabile.

Per avere un minimo di sicurezza, un collegamento DEVE essere fatto almeno con una linea a singolo bilanciamento, altrimenti è facilmente oscurabile e facilmente si può eludere.
Inoltre le resistenze DEVONO essere montate al termine della linea e non in uscita, per garantire il massimo della sicurezza.

Il concetto è semplice: una o più resistenze vengono collegate in serie al filo di ritorno del contatto normalmente chiuso del sensore per il singolo bilanciamento e una in parallelo al contatto di allarme per il doppio bilanciamento.
Questi diversi carichi resistivi a secondo dei casi di allarme, stato normale e sabotaggio (cortocircuito o taglio) vengono poi gestiti dal sistema di sicurezza.
Mettendo in serie più resistenze collegate ai morsetti del sensore, posso comunicare alla centrale più informazioni (allarme, anti-mask), pur mantenendo l’intoccabilità dei cavi senza provocare allarmi.

Abbiamo cosi una scala di valori resistivi (vedi disegno) entro i quali la centrale identifica uno stato dell’ingresso.
Per essere precisi, esistono anche delle piccole zone indefinite (grey zone), vicino alla zona di passaggio e dovute alla tolleranza delle resistenze, dove la centrale non riesce a definire esattamente lo stato della linea.
Questo particolare può essere interessante, soprattutto per linee lunghe, dove la resistenza del cavo si va aggiungere al valore resistivo totale. Poi, sommato ad ossidazioni di giunte mal fatte, può essere fonte di falsi allarmi (soprattutto per valori di resistenza di bilanciamento bassi o per la messa in serie di più rivelatori)
Se poi ampliamo i nostri orizzonti, anche le linee convenzionali antincendio non sono altro che linee bilanciate. Qui, in caso di allarme, si aggiunge un carico in parallelo. Troppi rivelatori in allarme, potrebbero mandare in guasto la linea senza generare allarme. I nuovi rivelatori sopperiscono a questo problema, sostituendo la resistenza di allarme con un diodo zener e il fine linea (EOL) con un tranzorb.

LA LINEA A SINGOLO, DOPPIO BILANCIAMENTO NELLA RIVELAZIONE FUMI E SPEGNIMENTO

Anche nella rivelazione fumi esistono le linee bilanciate sia come ingresso che come uscite oltre alle comuni linea di rivelazione collettive che ho citato sopra.
Gli ingressi bilanciati (utilizzati come informazioni libere nelle centrali rivelazione fumi, come ad esempio guasti alimentatore o PTF chiusa) si basano sui concetti prima illustrati, aggiungendo la possibilità di variare il valore resistivo mettendo resistenza anche in parallelo e non solo in serie.
Esempio di Ingresso bilanciato riv_fumi

Nella rivelazione fumi troviamo molto spesso anche le uscite bilanciate con resistenze o, meglio ancora monitorate.
Servono per supervisionare il collegamento con le attuazioni ed avere una segnalazione di guasto in caso di interruzione.
La UNI9795 obbliga in certi casi che l’uscita sia monitorata.
Tipicamente esistono due tipi di uscita: con linea di alimentazione diretta oppure invertita. La prima consiste nel controllare la presenza del carico con una leggera tensione (sotto 3 volt), tale da non fare scattare l’attuazione: in caso di allarme la tensione passa a 24 V.
Questa è spessa utilizzata per il controllo delle elettrovalvole delle bombole di spegnimento. Molto sicura perché non ammette possibilità di non funzionare in caso di interruzioni o guasti di componenti
Esempio di una Uscita monitorata ad inversione di tensione

Il secondo tipo prevede una tensione di monitoraggio più alta ma con polarità invertita: un diodo non permette all’attuazione di scattare. In caso di allarme, viene invertita la tensione e il diodo conduce. L’ unico problema è che in caso di rottura o scollegamento del diodo, non si ha alcuna segnalazione e il dispositivo è scollegato.
Esempio di una uscita monitorata con controllo resistivo

Regole da rispettare per la perfetta installazione

Volevo citare alcune buone regole da rispettare per la perfetta installazione di sistemi di allarme (antintrusione, rivelazione incendi, TVCC, ecc), oltre al fatto che tutti i materiali devono essere certificati e gli impianti devono rispettare le norme esistenti nello stato dove viene eseguito.
Possono sembrare banali, ma sicuramente non scontati. Sono dettagli che eviteranno malfunzionamento negli anni.
Ricordiamoci sempre che siamo in presenza di impianti con basse tensione di lavoro e dei loro problemi tipici.

Evitare il più possibile giunzione dei cavi.

Ogni giunzione è un punto debole dell’impianto. Evitarle sempre dove è possibile. Ogni giunzione dovrebbe essere protetta da possibili manomissioni, è un punto critico per le schermature dei cavi per i disturbi, deve essere sempre fatta a regola d’arte.

Giunzioni a regole d’arte

Le giunture dei cavi DEVONO ESSERE STAGNATE, oltre che chiaramente opportunamente isolate. Col tempo, i cavi non saldati tendono ad ossidarsi e ad aumentare la resistenza elettrica, Molti falsi allarmi sono dovuti a giunzioni eseguite male, magari sotto morsetti volanti con i fili attorcigliati e magari l’aggiunta delle resistenze di bilanciamento.

Raddoppio dei cavi per aumentare la tensione

Talvolta per aumentare la sezione dei cavi, capita di vedere raddoppio dei cavi. Questo può al limite funzionare per le alimentazione, ma può notevolmente essere controproducente per il trasporto dei dati. Il raddoppio aumentano notevolmente la capacità complessiva dei cavo che potrebbe alterare i dati ed togliere la loro leggibilità. Talvolta è meglio mantenere una sezione minore.

Calcolo adeguato delle alimentazione e delle sezioni

Con cavi sottili e lunghi tratti, per la legge di Ohm, le tensioni fanno presto a calare. Inoltre se viene a mancare l’alimentazione primaria, si ha un calo della tensione di circa 1 Volt.
I dispositivi antintrusione difficilmente funzionano sotto i 10 volt.
In un impianto che da frequenti falsi allarmi, controllare il mantenimento della tensione nel punti più lontani, con alimentazione a batterie e mentre suonano le sirene.

Attenzione ai puntalini o capicorda

Certamente l’usi dei cosidetti puntalini rende il cablaggio più ordinato, ma se non stretti adeguatamente sono fonti di ossidazioni, falsi contatti ed ossidazioni. Personalmente io li eviteri nei contatti del dati e del bus.

Collegamento e continuità della calza di schermatura

 Collegare la calza a massa oppure al negativo sui cavi usati come bus
– nastrane sempre i cavi alla base della spellatura per evitare che, per esempio, la calza vada a fare contatto dove non deve.
– nastrare sempre i fili non usati per evitare dei corti.
Inoltre la giunta delle schermature DEVE essere fatta, facendo attenzione a non creare i cosiddetti ANELLI di terra che alterano il comportamento dei cavi.

Varie raccomandazioni

– Se il box della centralina è metallico evitare di mettere l’antenna gsm all’interno, questa cosa potrebbe mandare in tilt l’intero impianto: usare l’antenna giusta per ogni tipo di centralina
– evitare se possibile di passare I cavi d’allarme in tubazioni della corrente
– eseguire collegamenti del bus rispettando quanto riportato nel manuale: alcune centrali come la siemens spc ha morsetti appositi AB IN, AB OUT, altre centrali hanno morsetti bus1 e bus2, collegamenti in serie, a stella, ecc
– mai mettere volumetrici vicino o difronte fonti di calore, tende, ecc.. e sopratutto rispettare le altezze.
– mai mettere un volumetrico in angolo vicino o dietro una porta: se la porta viene lasciata aperta il volumetrico potrebbe nn rilevare nulla.
– se il cliente usa le ribalte fare di tutto per montare cm bassi in modo da poter inserire l’allarme con le ribalte aperte

Cose da sapere prima di acquistare un impianto antintrusione

Permettetemi di dire alcune cose da sapere prima di acquistare un antifurto da casa. In trenta anni di installatore di sistemi di sicurezza, mi sono fatto una discreta esperienza del campo. Ecco alcuni punti su cui riflettere prima di procedere all’acquisto.

Conta il materiale ma soprattutto l’installazione:

E’ vero che il materiale di qualità conta, ma soprattutto conta la giusta installazione. L’installazione dei sensori deve essere fatta da persone esperte, altrimenti l’errato montaggio crea falsi allarmi o, ancora peggio, facili passaggi in zone non protette. Perciò affidatevi a ditte che da anni lo fanno come mestieri. Non affidatevi ai kit in commercio, a meno che non siate installatori.
Un altro consiglio che mi sento di darvi è quello di affidarvi ad imprese che fanno esclusivamente questo lavoro. Affidarvi a fac-totum, installatori elettricotermicocondizionamentoantennistaidraulicoechipiùnehanematta, non sarà competente come qello che per lavoro installa solo impianto di sicurezza. Credetemi: non è un lavoro facile.

Wireless o no wireless?

Al giorno d’oggi, la tecnologia ha fatto enormi passi in avanti nella sicurezza degli impianti wireless (ovvero senza fili). I sensori, alimentati da batterie, possono essere installati senza riempire la casa di canaline e cavi antiestestici. Ma ricordatevi che un sensore tradizionale funzionerà sempre meglio di uno wireless. Perciò, ove possibile, preferite sempre i sensori tradizionali. Diffidate dell’installazione totalmente wireless. Spesso serve a giustificare una più veloce installazione permettendo prezzi più bassi. Inoltre sappiate che le batterie durano dai 2 ai 6 anni, a secondo di quante volte questo sensore viene allarmato. Le batterie dei sensori arrivano a costare anche 40 euro l’una.
Inoltre oggi esistono apparecchi chiamati “jammer” che emettendo forti radiofrequenza, possono oscurare alcune marche di rivelatori, soprattutto quelli economici.
Io consiglio sempre una centrale ibrida, ampliabile, dove si possono installare sensori wireless e tradizionali

Impianto antifurto o servizio antifurto con servizio di protezione?

Ultimamente il mercato ci sta riempendo di impianti a prezzi stracciati, collegati ad istituti di vigilanza che controllono l’efficenza e gestiscono gli allarmi. Attenzione: questi sistemi sono validi se sei disposto a pagare mensilmente su servizio di assistenza a questo istituto di vigilanza del valore di circa 50 euro mensili per minimo 36 mesi. Perciò attenti a cosa acquistate e cosa volete acquistare. Se vi serve un servizio di vigilanza va benissimo, ma se gli allarmi volete gestirli voi col vostro telefonino o quello di parenti, questi non fanno il caso vostro. D’accordo che gli impianti normali vanno seguiti da un servizio di manutenzione (vedi in basso), ma i costi sono molto più bassi

Manutenzione:

Se acquisti un impianto antifurto devi pensare anche ad una ditta che ne faccia manutenzione. (ad un prezzo ragionevole). Serve soprattutto per le urgenze, quando il sistema impazzisce ed inizia a suonare a vanvera. Perciò vi consiglio di contattare una ditta locale, che abbia un numero di reperibilità e che faccia sicurezza di mestiere. Poi, sarebbe anche meglio, se questa ditta fosse anche quella che ve lo ha installato (informatevi nel momento della contrattazione per l’acquisto)

Documentazione

Chiedi sempre se nel prezzo è prevista una certificazione dell’impianto e tutti i manuali di utilizzo della centrale e dei sensori.  Tutto il materiale deve essere certificato per l’Italia, soprattutto il wireless

Contatto magnetico: il dispositivo antifurto più usato

Il contatto magnetico è sicuramente il dispositivo antifurto più usato in tutti i sistemi antintrusione. La sua semplicità ed efficacia lo rende indispensabile in ogni impianto

Cosa protegge e come funziona

Il contatto magnetico controlla se una porta, o finestra, o cancello è chiuso (impedendo l’accesso ai ladri) o se questo viene aperto nel tentativo di intrusione. E’ composto di due parti: una magnetica che viene posta nella parte movibile, ed una con un relais reed nella parte fissa. Questo relais sente la presenza della parte magnetica vicina fornendo un contatto chiuso: appena la parte magnetica si allontana, il contatto si apre segnalando il cambio di stato. Viene utilizzato per controllare se tutti gli accessi della zona protetta sono stati chiusi

Punto forte: semplicità e basso costo

Ecco nelle foto come è fatto un contatto magnetico.
C’é il relais reed, che non è altro che una piccola ampollina di vetro, saldato su un semplice circuito per attaccare i morsetti e il contatto di tamper. L’altra parte è un semplica magnete. Questo dispositivo non va neanche alimentato, perchè funziona per la forza del magnetismo.

Ma ha un punto debole…

Purtroppo si, è facilmente eludibile. Basta avvicinare un altro magnete al contatto e si può allontanare l’altra parte senza che venga generato allarme. Perciò bisogna stare attenti ad installarlo. Sicuramente va montato dal lato della zona da proteggere, in modo non raggiungibile da fuori.
Altrimenti si può passare ai modelli più evoluti, che compensano a questo difetto

Doppio o triplo bilanciamento magnetico

Sono contatti magnetici composti da più reed e da una parte magnetica che, se posizionata nella giusta posizione di chiusura, crea un particolare flusso che fa chiudere solo una parte di relais (quelli di chiusura). Avvicinando un magnete esterno, questo agisce su tutti i rele, anche quelli che non dovrebbero scattare, provocando una stato di allarme.
Sono più critici degli altri, soprattutto il triplo bilanciamento che sente anche la diversa distanza dalla parte magnetica, e perciò poco idonei in cancelli o porte con chiusure non ferme
Ultimamente in commercio, esistono anche i contatti magnetici con tecnologia Magnasphere®, sempre per ovviare a questo mascheramento.

Varietà

Nonostante tutto esistono molteplice varietà di contatti magnetici

Quelli da incasso, quelli carrabili e calpestabili per saracinesche, quelli da immersione, e pure wireless.
E vengono utilizzati non solo nel campo della sicurezza.

« Articoli meno recenti