Sicuramente una sirena da esterno che ha fatto la storia è questo modello anni 80 (se non prima) della Chub Alarm.
Negli anni 70-80 erano poche le marche presenti nel mercato italiano e le banche che volevano il meglio si affidava a questo marchio:
Un sistema sicuro, persino nella sirena.
Oltre la forma triangolare particolare e il colore celestone inconfondibile, aveva concezioni antivandalistica ormai non più trovabili.
Era composta da due parti metalliche triangolare sovrapposte, tenute a distanza tra di loro di qualche millimetro ma isolate fra di loro. Ogni tentativo di perforamento o manomissione faceva un cortocircuito fra le carcasse provocando l’allarme sonoro.
Inoltre le carcasse erano tenute chiuse da una vite centrale multigiro lunghissima Che permetteva l’apertura solo all’ultimo giro. In compenso il primo giro agiva sul micro del tamper facendo iniziare a suonare la soneria. Nessun tecnico si osava di aprirla senza l’uso di cuffie protettive, anche se aveva aveva disattivato tutti i tamper possibili.
Come tutte le sirene, possedeva già una batteria che manteneva l’alimentazione anche col taglio dei fii.
Oramai non se ne vedono più, anche perchè la Chub è stata assorbita col corso degli anni da altre ditte. Però si vedono le sue figlie create dalla ditta Guardall, ancora oggi sul mercato.
E soprattutto è stato mantenuto il colore con aggiunta della parte lampeggiante.
Mese: Novembre 2014
Ecco uno dei primi estrattore di rivelatori di fumo FES5B Cerberus anni 70. Uno dei problemi tipico degli impianti antincendio è come sostituire tutti i rivelatori, soprattutto se posti a parecchi metri da terra.
Invece di utilizzare la scala, Cerberus aveva ideato un dispositivo per montare e smontare i rivelatori in altezza con l’aiuto di una asta isolata per evitare eventuali folgarazioni in presenza di cavi elettrici scoperti.
Considerando poi che la serie FES5B, oltre che a essere molto radioattiva, aveva un’alimentazione a 220 Volt in corrente continua, l’asta di garantiva un grado di sicurezza in più:
Erano vere opere di ingegnieria meccanica. Lo sgancio avveniva premendo il rivelatore contro lo zoccolo che rallentava la tenuta di tre dentini metallici posti nella parte svasata dell’estrattore
Il rivelatore era ad infilaggio diretto e non occorreva ruotarlo per fissarlo. Per toglierlo si scaricava la molla e i dentini permettevano di stringere il rivelatore e di smontarlo.
Con l’asta sono personalmente riuscita a sfilare e rimontare rivelatori fino a 7 metri di altezza senza utilizzo di scale (solo un leggero male al collo a forza di stare a testa in su).
Anche per le serie successive, venne sempre studiato un dispositivo per smontare e montare rivelatori in altezza. Addirittura comparvero dei adattatori per zoccoli per adattare le vecchi basi ai nuovi rivelatori
Trattasi di una tastiera joystick per dome di qualche anno fa. Ancora con una costruzione semiartigianale, nonostante fosse di un marchio famoso, è stata una della prime uscite. I protocolli di comunicazione erano limitati come pure le funzioni. Particolare da notare sono i tasti con scritte personalizzabili . Disponava addirittura di un uscita seriale RS232 non particolarmente adatta per comandare direttamente le Dome: